
Femminicidio
Non c’è pace per Giulia Cecchettin, per i giudici non c’è stata crudeltà e sui muri di scuola spunta “Viva Turetta”
Bufera politica sulla sentenza che minimizza le 75 coltellate. Sconcerto anche per le scritte sessiste al liceo classico di Barletta: "Serve educare al rispetto delle donne"
La scuola, luogo di crescita e di rispetto, si è risvegliata violata da parole che nulla hanno a che vedere con l’educazione. Nei bagni del liceo classico Casardi di Barletta, storica istituzione della città, sono comparse scritte sessiste, simboli nazisti e, soprattutto, un’inquietante apologia: «Viva Turetta», cognome dell’assassino di Giulia Cecchettin, condannato all’ergastolo per un delitto che ha lacerato la coscienza nazionale. Proprio oggi infatti sono state rese pubbliche le motivazioni della sentenza, che a loro volta hanno aperto un caso rispetto all’esclusione dell’aggravante della crudeltà e lo stalking da parte dei giudici.
Nessun aggravante per Turetta
Nel motivare la condanna all’ergastolo per Filippo Turetta, la Corte d’Assise di Venezia ha precisato che «l’aver inferto settantacinque coltellate non si ritiene che sia stato, per Turetta, un modo per crudelmente infierire o per fare scempio della vittima». Una dinamica efferata, ma non il frutto di una deliberata brutalità, bensì del disordine e dell’inesperienza omicida dell’imputato: «Turetta non aveva la competenza e l’esperienza per infliggere sulla vittima colpi più efficaci, idonei a provocare la morte della ragazza in modo più rapido e “pulito”, così ha continuato a colpire, con una furiosa e non mirata ripetizione dei colpi, fino a quando si è reso conto che Giulia “non c’era più”».
Lo sdegno della politica di fronte alla sentenza
Le motivazioni della sentenza hanno generato un coro di sdegno bipartisan. «L’esclusione dell’aggravante dei motivi di particolare crudeltà e l’esclusione del reato di stalking, ineccepibili da un punto di vista tecnico giuridico, rende evidente quanto uno spazio siderale separi il comune sentire, l’umana pietà e la compassione dei cittadini da una parte dei magistrati italiani». Così l’ex magistrato e deputato leghista Lega Simonetta Matone per la quale «75 coltellate sul corpo di una giovane che voleva essere libera di decidere la sua vita, sono un gesto che nell’immaginario collettivo non potrà essere liquidato come frutto solo di imperizia nell’uccidere».
Per l’azzurra Licia Ronzulli escludere l’aggravante della crudeltà, che ci si poteva aspettare da un avvocato difensore, «significa infierire contro la memoria di Giulia e il dolore di suo padre». Si definisce basita Laura Ravetto: «La politica può fare tutte le leggi possibili, ma dinanzi a certe applicazioni, cosa si può fare?».
“Viva Turetta”: la denuncia degli studenti a Barletta
Non bastano le ragioni della Corte a suscitare indignazione, arriva anche l’odio nella scuola del capoluogo pugliese. «Non come studente, né come uomo ma come essere umano mi sono sentito colpito», ha dichiarato Francesco, rappresentante d’istituto. «Quella scritta per me è stata un pugno nello stomaco». E oggi, sono stati sempre loro, i ragazzi del Casardi, a protestare con un sit-in davanti all’ingresso, cartelli in mano, voci al megafono. «Noi dobbiamo dare spazio all’amore piuttosto che all’odio», ha detto uno studente dal colonnato. «Dobbiamo rompere ogni schema che dà agio a queste persone di manifestare il proprio odio».
Il contesto: bagni chiusi e scritte infami
Il gesto – vile, inaccettabile, disumano – nasce da una situazione contingente. A causa della chiusura temporanea dei bagni maschili per problemi strutturali, alcuni studenti avevano cominciato a usare quelli delle ragazze. È lì che sono apparse le frasi offensive. A rispondere dalla struttura, la dirigente Serafina Ardito che ha fermamente condannato l’accaduto: «Deturpare le porte dei bagni con questi contenuti è un atto vile che offende la dignità della nostra comunità». Ancora più duro il sindaco di Barletta, Cosimo Cannito: «Scritte volgari. L’autore chieda scusa e si vergogni. Sono sicuro che quanto accaduto non troverà mai spazio nella comunità scolastica del liceo. Barletta è contro chi semina violenza e odio».
Frassinetti: “Molto preoccupante”
Dal governo, il sottosegretario all’Istruzione Paola Frassinetti ha definito «molto preoccupante» la vicenda: «Si tratta di un pessimo segnale che dimostra come si debba continuare a insegnare agli studenti la cultura del rispetto della donna. Bisogna incidere e correggere comportamenti e pensieri sbagliati che inducono a far credere che il possesso equivalga all’amore». Mariangela Matera di Fratelli d’Italia ha parlato di «sdegno e indignazione»: «Quegli slogan che inneggiano alla violenza di genere e al femminicidio non possono trovare spazio nella nostra società. Non sono bravate, ma segnali da combattere”.