Vaiolo delle scimmie, boom di casi in Africa: l’epidemia si allarga dal Congo ai paesi vicini

23 Ago 2024 12:12 - di Redazione
L’epidemia di Mpox, clade Ib, iniziata a settembre 2023 nella Repubblica democratica del Congo (Rdc), “sta registrando un numero crescente di casi” del cosiddetto vaiolo delle scimmie “nel Paese e si sta espandendo anche nei Paesi vicini. Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda hanno segnalato ciascuno i loro primi casi. Molti” dei pazienti “hanno collegamenti di viaggio con le parti orientali della Rdc e ciascuno di questi Paesi ha identificato il clade Ib del virus”.

La trasmissione del vaiolo delle scimmie

Il nuovo ceppo, “sulla base dei dati epidemiologici disponibili, si è diffuso rapidamente tra gli adulti attraverso un contatto fisico ravvicinato, incluso il contatto sessuale identificato all’interno di reti di prostitute e dei loro clienti”. Ma “man mano che il virus si diffonde ulteriormente, i gruppi colpiti stanno cambiando” e questa versione di Mpox “si sta diffondendo anche all’interno delle famiglie e in altri contesti”. A fare il punto è l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in un aggiornamento sulla situazione in Africa, focalizzato in particolare su quello che sta accadendo nei Paesi vicini al Congo.

Se da un lato c’è la corsa del clade 1b, che preoccupa a livello internazionale, visto che cominciano ad essere segnalate infezioni intercettate fuori dal continente africano – ieri la Thailandia ha comunicato il primo caso accertato in Asia, un 66enne europeo arrivato nel Paese dopo aver viaggiato in Africa – in Africa non manca il contributo dell’altro clade del virus: la Costa d’Avorio, ad esempio, sta segnalando casi di Mpox clade II per la prima volta dall’inizio dell’epidemia multinazionale scoppiata nel 2022.

Il virus avanza in tutta l’Africa

Quanto agli altri Paesi africani colpiti, in Burundi ci sono stati 545 alert per casi di Mpox dalla dichiarazione di epidemia al 17 agosto 2024, di cui 474 casi sospetti (86,9%) sono stati esaminati e convalidati. Di 358 casi testati, 142 (39,7%) sono risultati positivi ad Mpox e l’analisi del sequenziamento genomico ha confermato il clade Ib. I bambini di età inferiore ai 5 anni rappresentano il 60,3% dei casi, seguiti dai ragazzi tra 11 e 20 anni (42,6%) e dai 21-30enni (38,2%). In Kenia invece al 13 agosto su 14 casi sospetti identificati, uno è risultato positivo al Clade Ib, primo caso di Mpox mai identificato nel Paese. Il Ruanda al 7 agosto aveva segnalato 4 casi confermati di Mpox e zero decessi. In Uganda sono stati 2 i casi, registrati a luglio.

L’attuale espansione di Mpox nel continente africano “è senza precedenti – osserva l’Oms nel report sull’epidemia – Almeno 4 Paesi hanno identificato casi per la prima volta e altri, come la Costa d’Avorio, stanno segnalando focolai riemersi. Le modalità di trasmissione non sono ancora completamente descritte e probabilmente includono la trasmissione esclusiva da uomo a uomo”. In più “l’espansione dell’epidemia in Burundi suggerisce che in alcuni contesti potrebbe già esserci una trasmissione comunitaria sostenuta del clade 1”.

Epidemie potenzialmente esplosive

“Nelle aree o negli ambienti di aggregazione con elevata densità di popolazione, nonché nelle reti sessuali ad alto rischio, la trasmissione potrebbe portare a epidemie esplosive, ulteriormente aggravate da spostamenti di popolazione o insicurezza – avverte ancora l’agenzia Onu per la salute – Al contrario, il virus può anche diffondersi silenziosamente lungo le rotte di viaggio commerciali, poiché in alcuni casi i sintomi potrebbero essere meno gravi, l’accesso ai servizi sanitari in transito potrebbe essere limitato e le preoccupazioni sullo stigma potrebbero indurre le persone colpite a evitare di cercare assistenza”. Sulla base di questi elementi, l’Oms ha valutato separatamente il rischio di Mpox nella parte orientale, Repubblica democratica del Congo e Paesi vicini, come elevato e in Costa d’Avorio e in altri Paesi dell’Africa occidentale come moderato. Valutazione che vale per la popolazione generale, e in particolare per chi ha contatti sessuali con casi Mpox, e per gli operatori sanitari se non adottano le dovute precauzioni.

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