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Ponte Morandi, l’ex ad di Autostrade Castellucci: “Mi sento responsabile ma non colpevole”

Processo sul crollo

Ponte Morandi, l’ex ad di Autostrade Castellucci: “Mi sento responsabile ma non colpevole”

Il top manager, tra i 58 imputati, nega la riduzione dei costi sulle manutenzioni. "Sul ponte si lavorava da almeno tre anni". Il comitato dei parenti delle vittime:" Qualcuno ha sbagliato, gli interventi fatti non erano corretti"

Cronaca - di Sara De Vico - 26 Marzo 2025 alle 15:22

“Mi sento tuttora responsabile ma non colpevole. Responsabile su quello che era la gestione del ponte e in quanto custodi del bene questa responsabilità me la sento”. Così Giovanni Castellucci, ad di Autostrade all’epoca della tragedia, all’inizio della sua deposizione spontanea nel corso del processo per il crollo del ponte Morandi. Castellucci è tra i 58 imputati nel procedimento sul tragico crollo del viadotto autostradale sul torrente Polcevera che ha causato 43 vittime. Per Castellucci è la prima volta in aula a Genova, all’epoca si era rifiutato di rispondere alle domande dei pm.

Ponte Morandi, Castellucci: mi sento responsabile, ma non colpevole

“Questa tragedia mi ha colpito nel profondo”, prosegue Castellucci. “Penso che questa tragedia abbia afflitto non solo Genova ma tutta l’Italia e chi ha il senso della comunità. Sono stato tra i primi ad arrivare. Ho cercato di aiutare nei comitati di crisi. Mi sono messo a disposizione del presidente della Regione ma con ammirazione verso chi gestiva la crisi, verso chi salvava vite, chi stata scavando. E ho sentito la frustrazione di non potere essere utile se non accelerando quello che potevo fare, come la strada del Papa. E ho fatto nei mesi successivi tutto quello che era utile per alleviare pene di chi soffriva e tutto ciò non è bastato”. Così Angelucci ricordando di aver richiesto e ottenuto che le vittime fossero indennizzate.

“I costi delle manutenzioni non sono mai calati”

L’ex ad di Autostrade nega risparmi nelle manutenzioni, la principale accusa mossa dal comitato dei familiari delle vittime. “I costi per le manutenzioni non sono mai calati. È stato presentato un grafico con il calo delle manutenzioni, ma vi assicuro che essere accusato di averle tagliate per dare più dividendi non lo posso accettare. Sono stato accusato di essere a conoscenza dei rischi e di non avere fatto nulla: non ricordo strategie di aumento dividendi e diminuzione manutenzioni”. E ancora: “Il dividendo del 2017 era dovuto a un fatto straordinario, in quell’anno si decise un riassetto organizzativo, un asset veniva passato da Autostrade ad Atlantia. Il piano finanziario di Aspi – spiega l’ex top manager – con il decreto Genova presenta circa 21 miliardi di dividendi in 19 anni dal 2020 al 2038. Un importo quasi doppio di quello distribuito prima del 2016. Le manutenzioni avevano un importo superiore a quello previsto dai contratti. Posso solo dire che Autorità dei trasporti ha fatto un’analisi per verificare l’efficienza della spesa dei vari concessionari e ha stabilito che Autostrade spendesse troppo, un 10% in più di quanto doveva”.

Sul ponte si lavorava da almeno tre anni continuamente

Nel corso della deposizione rivela una riunione del 2008 sulla realizzazione della Gronda di Genova in cui, dice, “c’era stata la valutazione della struttura tecnica sull’idoneità del ponte Morandi ad assolvere il suo compito. Oggi sono qui per dire tutto ciò che so e che ho fatto per dare il mio piccolo contributo alla verità”. L’ex ad di Aspi si è mostrato pentito per le comunicazioni fatte all’indomani del crollo. “Ho sbagliato il comunicato nei termini e modi. Un comunicato voluto da Consob e col senno di poi lo considero una cosa sbagliata”, ha detto in aula ai giudici. “Su quel ponte si lavorava da almeno tre anni continuamente. Un ponte sul quale una grande società di ingegneria, Cesi, non più tardi di due anni prima,  aveva scritto che le procedure di ispezione erano sicuramente adeguate”.

Il comitato parenti delle vittime: la società è responsabile

Di parere opposto Egle Possetti, presidente del comitato Parenti Vittime. “È chiaro che la società è responsabile, visto che aveva in carico questa infrastruttura nel momento in cui è avvenuto il crollo. Le colpe le stabiliremo qui. Ma sicuramente – ha detto a margine dell’udienza – qualche colpa di qualcuno ci sarà. Il ponte non è caduto per un evento catastrofico, un meteorite o quant’altro e i nostri cari non hanno deciso di suicidarsi”. Poi aggiunge: “Tutti stanno dicendo in aula nelle dichiarazioni spontanee che hanno fatto tutto bene. A questo punto cercheremo di capire chi ha sbagliato. Posizioni di vertice come quella di Castellucci, di Berti e di Donferri, anche se non hanno avuto notizia, sono comunque responsabili dell’operato dei loro sottoposti. Ma soprattutto in una posizione di vertice io mi devo accertare che le cose vengano fatte nel modo corretto perché chi ha posizioni di vertice non può avere solo gli onori, deve anche avere gli oneri”.

“Avranno fatto manutenzioni, ma non quelle corrette”

E ancora: “Loro avranno anche fatto manutenzioni ma non hanno fatto quelle corrette sul ponte. Hanno utilizzato sistemi di controllo antiquati. Non hanno fatto delle operazioni di accertamento e di verifica delle reali condizioni di quel ponte. Pur sapendo che c’erano già stati due stralli, uno sottoposto ad un progetto di retrofitting e l’altro rinforzato. Se tu hai tre oggetti costruiti nello stesso tempo con delle caratteristiche di grande difficoltà, non puoi evitare di guardare l’altro per 20 anni. Questa è una cosa che cancella tutti i buoni propositi che ci possono essere stati. Per tutti questi anni hanno usato o persone incompetenti o sciatteria o anche sicuramente dei calcoli da un punto di vista economico. Quindi anche se le manutenzioni son state costanti, non erano quelle corrette”.

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di Sara De Vico - 26 Marzo 2025