
Pascucci al Porticciolo – Fiumicino
- di Massimo Valeri - 14 Febbraio 2025 alle 00:01
Pascucci al Porticciolo
Viale Traiano, 85 – 00054 Fiumicino
Telefono: 06/65029204
Sito Internet: www.pascuccialporticciolo.com
Tipologia: pesce
Prezzi: antipasti 26/28€, primi 28/40€, secondi 32/36€, dolci 15/16€
Chiusura: Domenica sera; Lunedì; da Martedì a Venerdì a pranzo
OFFERTA
Siamo dinnanzi al miglior indirizzo di mare della regione, senza ombra di dubbio. A guidarlo lo chef Gianfranco Pascucci, abile nel rielaborare l’eccellente materia prima con grande tecnica e maniacale attenzione alle cotture, arricchendo i suoi piatti con un sapiente uso di erbe locali. Due i percorsi degustazione presenti, il classico con i suoi cavalli di battaglia a 140 euro e “Come è profondo il mare…” a 160 euro, che affiancano la carta da cui si può ordinare liberamente. Appuntamento fisso, all’accoglienza, con la cialda a forma di stella marina ripiena di salsa tonnata e cappero, portata in tavola insieme al “torrone” di calamaro con nocciola, fava di cacao e arancia e alla tartelletta con finocchio marinato al wasabi, foglia di bieta e bottarga di muggine, entrambi ottimi. A concludere il benvenuto una saporita royal di mare, ovvero una sorta di gelatina ottenuta con le parti collagenose del pesce su cui era adagiata una testa di gambero, dei lupini e del caviale, un appetizer saporito ma alla lunga stancante per la sua opulenza (lo avremmo servito in porzione minore). Partenza vera e propria con un eccellente signature dish di Pascucci, la spugna alle erbe bagnata di acqua di vongole con maionese al rafano con cui “cancellare” la scritta “mare” realizzata con sale di crostacei e alghe disidratate. È stata poi la volta del carpaccio di ricciola in salsa ceviche e caviale di storione, un piatto delicato e molto equilibrato, cui è seguito il tenero calamaro scottato servito con fichi a lamelle e crema ai fichi, altra preparazione giocata sulla delicatezza dell’insieme. Si sale di intensità con la mazzancolla cotta al BBQ servita con la sua bisque, pastinaca e cappero al burro, per passare a un primo che potrebbe sembrare semplice e che ci ha stupito per intensità di sapori ed equilibrio: gli spaghetti al pomodoro con alici, plancton e maggiorana. Miglior uscita del percorso senza dubbio la strepitosa triglia croccante sormontata da polvere di frutti rossi disidratati a dare acidità, foie gras e salsa allo zafferano. Saporitissima la testa di ricciola, per finire la parte salata del pasto, cotta nel kamado, dalle carni opulenti e opportunamente bilanciate da una insalata dalle nuance salmastre e dall’apporto di agrumi. Perfetto, per preparare il palato al dolce, il sedano tagliato a brunoise con sorbetto allo yuzo, spuma al gin ed erbette, seguito da una golosa cheesecake alla moda di San Sebastian accompagnata da purea di lamponi e lamponi interi e da un’eccellente granita di mandorle con croccante di mandorle spezzettate. Chiusura affidata alla sfiziosa piccola pasticceria (arachide, lampone e bignè ripieno di crema pasticcera) e ad un ottimo espresso realizzato con Afribon di Giamaica Caffè, una miscela di arabiche che in tazzina sprigiona note di cioccolata e tabacco: un espresso rassicurante che vedremmo bene affiancato da specialty più complessi, magari con un’acidità maggiore. Ultimo cenno, d’obbligo, per gli ottimi grissini e per la pagnotta ai multicereali realizzata in collaborazione con il panificatore locale Luca Pezzetta servita insieme a un godurioso burro francese semi salato lavorato con acciughe e origano.
AMBIENTE
Giocato sui toni del bianco con evidenti richiami al mare, risulta elegante sia nelle sale interne che nella veranda fruibile anche in inverno, con tavoli ben dimensionati e apparecchiati di tutto punto. A trovare un possibile ambito di miglioramento, il materiale delle comode sedie che provoca sudorazione.
SERVIZIO
Coordinato dalla moglie dello chef, perfetta e cordiale padrona di casa, risulta fluido in alcuni elementi, più impacciato nelle nuove leve: si faranno. In occasione della nostra visita, inoltre, abbiamo riscontrato tempi eccessivamente dilatati (circa 3 ore per un pranzo).
Recensione tratta da Roma de La Pecora Nera – ed. 2025 – www.lapecoranera.net