Monti nel pallone. Fa l’inciucio con Bersani, poi nega e riscopre l’Abc…

17 Gen 2013 9:49 - di Redattore 92

Si sono incontrati all’alba in un convento (sarà stato delle carmelitane scalze, come in certi romanzi d’appendice?).  Repubblica lo chiama «patto di non belligeranza», La Stampa «prove d’intesa». Ma sarebbe meglio chiamarlo con il suo nome, inciucio. L’incontro “segreto” di ieri tra Bersani e Monti, così segreto da venire riportato dai principali quotidiani, pare sia basato su un solo punto: fuggire da Berlusconi.  Sarebbe questa l’unica strategia elettorale che possa limitare i danni. Scordatevi, dunque, gli accordi elettorali e l’alta politica: Pier Luigi e il Professore hanno fatto i famosi conti della serva. Per conservare il vantaggio nei sondaggi (la distanza tra Pd e Pdl si assottiglia di giorno in giorno), l’unica soluzione sarebbe quella di fare catenaccio, buttare la palla in tribuna, nell’attesa del novantesimo minuto (in questo caso della data del voto, il 24 febbraio).  Del resto, la campagna elettorale dove Pd e “Scelta cinica” sono costretti a rincorrere il Pdl (sull’Imu, che improvvisamente per Monti si può ridurre, sul redditometro che anche Bersani e Monti ora scoprono essere da Grande fratello fiscale) sta diventando una via crucis per la sinistra e per la coalizione montiana. Come rivela Fabio Martini su La Stampa, «l’escalation di Silvio Berlusconi, comune nemico, ha indotto i due ad assumere un’iniziativa irrituale in campagna elettorale: prendere un appuntamento per parlarsi». Come se la Merkel (tanto apprezzata dal senatore a vita) in piena campagna elettorale avesse siglato un patto di non belligeranza con il leader dei socialisti tedeschi. O come se Barack Obama (additato ad esempio a ogni occasione dai democrat bersaniani) un mese prima del voto avesse chiesto a Mitt Romney: «Mi raccomando, non polemizziamo». Tanto che lo stesso Martini ipotizza che Monti cominci a usare toni soft anche nei confronti di Sinistra e libertà, presagendo che, dopo il 25 febbraio, possa costituirsi un governo che vada da Vendola a Fini, con il centrodestra all’opposizione. Fantapolitica? Tutt’altro.  Repubblica svela il clima di panico negli staff di bersaniani e montiani, tanto da «concordare la gestione delle presenze televisive, il punto di forza del Cavaliere. Duelli tv e trasmissioni alle quali partecipare dovrebbero d’ora in poi essere decise in simbiosi dai rispettivi staff. Ci sono alcuni talk per esempio dove i due leader potrebbero declinare l’invito». Il timore è che si ripeta un effetto Santoro. Bersani e Monti sono d’accordo: l’unica maniera per non perdere con Berlusconi è non incontrarlo. Scoperto l’inciucio, Monti in mattinata non potendo negare il colloquio con Bersani, ha sottolineato il fatto di avere parlato anche con altri esponenti politici. Nella nota di Palazzo Chigi, come a sottolineare che ha parlato da premier, «Monti ha avuto, ieri e oggi – sostiene il suo staff – colloqui telefonici con i leader dei partiti che hanno sostenuto il governo ora in carica per gli affari correnti, Angelino Alfano, Pierluigi Bersani, Pierferdinando Casini». Oggetto dei colloqui? «Alcune nomine di prefetti, la situazione nel Mali e la preparazione del Consiglio europeo sul bilancio dell’Unione europea». Ma non ha risposto alla domanda principale che oggi corre sul web: il Professore ha paura di un faccia a faccia con Berlusconi?

 

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