Per Monti i “poteri forti” non esistono

28 Gen 2013 11:25 - di Gloria Sabatini

Come lo yeti, tutti ne parlano ma nessuno li ha mai visti. Poteri forti? Centrali di potere finanziario, lobby internazionali che influenzano gli equilibri politici e dettano le regole ai governi? Vi sbagliate. «Non esistono», dice Mario Monti, ospite di OmnibusLa7, rispondendo alla domanda impertinente di Antonio Padellaro, se «la vicenda del Monti dei Paschi di Siena non significasse che «Bersani ha più rapporti coi poteri forti di quanti ne abbia Mario Monti». «Se rispondessi – taglia corto il Professore “prestato alla politica” – rischieremmo di essere sbranati in due…». Con ironia britannica, rispolverata solo per l’occasione, il premier sconfessa il suo pédigree di uomo “amico” delle banche negando il link che lo lega ai poteri bancari europei che si sono molto spesi per la “salita” in politica del professore, più affidabile dei vetusti presidenti scelti dai cittadini nelle urne. Eppure fu proprio Monti nel maggio scorso, collegato in teleconferenza con il 22esimo congresso dell’Acri, l’associazione delle fondazioni di origini bancarie, a dichiarare intristito di aver perso «negli ultimi tempi l’appoggio, che gli osservatori ci attribuivano, dei poteri forti..». E ancora, con malcelato dispiacere, a dire di non incontrare i favori di un grande quotidiano «che è espressione autorevole di poteri forti, e presso Confindustria. Ma scopro oggi che il potere fortissimo dell’Acri apprezza la nostra azione». Il riferimento era al fuoco amico del Corriere della Sera che in un editoriale di Giavazzi e di Alberto Arbasino aveva espresso forti perplessità sull’azione riformista del governo Monti.

Insomma ci sono o non ci sono? «Di poteri forti in Italia non ne conosco, magari l’Italia ne avesse di più di questi cosiddetti poteri forti…». Senza scomodare le teorie più o meno cospirazioniste che vedono in Monti la longa manus del potere finanziario italiano e internazionale, è difficile negare che il mondo del credito fa il tifo per un secondo mandato del premier amico e guarda con grande favore all’esperienza del governo tecnico (chi può occultare il soccorso provvidenziale del governo al Monte dei Pasci di Siena sotto forma di 3,9 miliardi di Monti-bond o provvedimenti come le garanzie governative su obbligazioni e passività bancarie e Imu ammorbidita?). Solo una coincidenza, infine, la presenza nel governo di un ex banchiere come Corrado Passera? Solo una casualità l’investitura ufficiale di Marchionne allo stabilimento Fiat di Melfi prima dell’annuncio ufficiale di fine dicembre?

A Omnibus si è parlato anche dei fischi e delle uova che il premier ha ricevuto nelle zone terremotate dell’Emilia. “Sono stati meno di quelli che io mi aspettavo”, ha minimizzato  Monti e ha sottolineato come “tra i candidati premier solo Oscar Giannino è stato in quei luoghi, gli altri si sono astenuti, mentre io ho pensato fosse giusto avere il mio primo contatto da lì e sono contento di averlo fatto perché ho dato alcune spiegazioni ricordando che in quel periodo ci fu anche un terremoto finanziario che ci ha molto legato le mani”.

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