Nell’America di Obama nascono i condomini con ingressi separati per ricchi e poveri
“Upstairs, Downstairs”, come nell’Inghilterra classista descritta nella popolare serie tv britannica, in un condominio di lusso a Manhattan. Il costruttore di un palazzo residenziale di 33 piani nell’Upper West Side ha infatti annunciato che gli inquilini avranno due ingressi separati: da un lato i ricchi che abiteranno i 219 appartamenti in vendita, a partire da un milione di dollari, con vista sul fiume Hudson. Dall’altro i “poveri”, ai quali saranno assegnati i 55 alloggi ad affitto bloccato grazie ai quali l’immobiliarista spera di ottenere sgravi fiscali per alcuni milioni di dollari. Non era mai successo, neppure in in una metropoli dove le differenze di ceto tra gli abitanti sono stridenti come New York. L’annuncio della Extell, la società che sta costruendo a 40 Riverside Boulevard, che i cinque piani sul retro del complesso riservati a inquilini meno abbienti avranno ingressi, ascensori e manutenzione separate ha scatenato polemiche e paragoni con le differenze sociali nella Gran Bretagna all’inizio del ventesimo secolo. «Avete presente Su e Giù per le Scale o Downton Abbey? Dove i servi entrano e escono da portoni separati e chinano la testa quando vedono un aristocratico?», è sceso all’attacco il West Side Rag, un blog di quartiere, evocando due popolari programmi importati dalle tv di oltre-atlantico: «Ebbene, stiamo per vedere qualcosa di simile qui, nell’Upper West Side». Una portavoce del Dipartimento alla Casa di New York ha confermato che la richiesta di esenzioni fiscali di Extell, presentata in nome dell’integrazione sociale cittadina, è arrivata all’esame delle autorità competenti, mentre una parlamentare locale, Linda Rosenthal, ha accusato la società immobiliare di “classismo”, ancor più fuori luogo perché l’Upper West Side storicamente è sempre stato un “bastione progressista”. Un anacronismo dunque? C’è chi sostiene che i portoni separati per ricchi e poveri siano in realtà una presa d’atto del gap sociale che si è allargato negli ultimi anni a New York. Un recentissimo studio della New York University (Nyu) ha rivelato che il reddito medio annuo di un newyorchese è diminuito del 6,8% a 50.433 dollari all’anno nel periodo tra il 2007 e il 2011, mentre gli affitti sono aumentati dell’8,6%. Per un newyorchese è normale spendere metà del proprio salario sulla casa: lo fa uno su due. «E visto che un terzo degli abitanti di New York abita in case di affitto, è preoccupante vedere che gli aumenti del canone rendono sempre più difficile per molti inquilini vivere in città», ha commentato Ingrid Gould Ellen, co-direttore del Furman Institute che ha collaborato con lo studio della Nyu.