Da Atreju nasce l’Officina per l’Italia. Meloni: la sfida è lanciata, ma niente rendite di posizione
Dal palco di Atreju 2013, nel giorno conclusivo della festa al Parco del Celio, nasce “Officina per l’Italia” sotto le insegne di Fratelli d’Italia: un laboratorio per dare vita a una piattaforma culturale e programmatica di un nuovo centrodestra «a testa alta» che superi la leadership di Berlusconi, la logica del capo e delle oligarchie e l’epopea degli unti del signore. «Perché non ne possiamo più – dice Giorgia Meloni – di quelli che in quattro cinque si chiudono in una stanza e decidono per tutti, perché i partiti sono uno strumento degli italiani non di “alcuni” italiani». Nel giorno in cui il Cavaliere accelera sul battesimo di Forza Italia e sul rilancio del vecchio marchio, l’ex ministro incalza e scalda la platea: «È tempo di mettersi al lavoro con l’unico scopo di lasciare a chi verrà dopo di noi un’Italia migliore di quella che abbiamo ereditato. Propongo di vederci di nuovo in un grande appuntamento nazionale, magari già a fine ottobre, da celebrarsi in un luogo simbolo». Paletti chiari per chi vorrà aderire alla “Cosa Vera” a partire dalle primarie per la selezione della classe dirigente, il no a governi di larghe intese («che non faranno mai le riforme»), la crociata contro la grande finanza che ha inginocchiato l’Italia.
Sarà un luogo dove fondere percorsi diversi, «perché non è più il tempo dei distinguo e dei campanilismi». E da storie molto diverse vengono i relatori che si alternano al microfono (5 minuti ciascuno) moderati da Paolo Del Debbio. Ci sono Adolfo Urso, Antonio Guidi, Luciano Ciocchetti, Oscar Giannino, Franco Mugnai, Magdi Allam, Pasquale Viespoli, Giulio Terzi di Santagata, Gianni Alemanno, Giuseppe Cossiga, Galeazzo Bignami, Olimpia Tarsia, Adriano Teso. «Oggi che non esiste più il Pdl voluto da Fini e Berlusconi – incalza Guido Crosetto – chi può rappresentare il centrodestra se non noi? Costruire questa scommessa non è una cosa che si fa stringendo due mani oggi, ma rimboccandosi le maniche e lavorando pancia a terra fin da domani». Dopo l’archiviazione del Pdl «che dà ragione alla scelta coraggiosa di far nascere pochi mesi fa Fratelli d’Italia, tocca a noi, senza rinunciare a nulla del breve ma importante percorso già compiuto, promuovere non annessioni ma una nuova fase – chiarisce Ignazio La Russa – che faccia tornare protagonista un’area politica e culturale molto vitale in Italia come in Europa». L’Officina rappresenta un passo in avanti per uno strumento di aggregazione dell’area cattolica, identitaria, liberale e riformista, chiarisce ancora Fabio Rampelli, «nessuna preclusione dunque, se non quella sancita da chi non condividesse i contenuti che saranno elaborati dall’Officina».
A cominciare da quelli tracciati dalla Meloni, che ribadisce la volontà di «ridare una casa ai tanti, troppi esuli della politica, quelli che si sono fatti espellere dal sistema perché non volevano essere normalizzati». Officina pensa a un movimento popolare «forte, calato nell’anima della nazione, che sia radicato in ogni quartiere, in ogni mestiere, in ogni università. Conservatore nei valori ma rivoluzionario nell’attitudine al cambiamento». Un movimento partecipato («saremo coerenti e celebreremo tutti i congressi»). Tanti i contenuti per chi vorrà “esserci”, senza rendite di posizione. Economia («non ci batteremo per la lobby delle aziende eternamente foraggiate dai sussidi pubblici»), cultura («non siamo d’accordo con chi diceva che con la cultura non si mangia. Se l’Italia fosse una Nazione seria vivrebbe solo di cultura e di turismo, di identità, di tutto quello che i cinesi non potranno falsificare mai»), ambiente (oggi chi vive il pianeta pensa di poter consumare tutto, ma è solo l’altra faccia dell’egoismo sociale»), Europa, difesa della sacralità della vita e della famiglia («temi di laico buonsenso, non confessionai»). «La sfida è lanciata, Fratelli d’Italia c’è. E speriamo che ci vogliano essere tanti altri, perché quando arriva il vento del cambiamento, certi costruiscono muri ma altri costruiscono mulini a vento. E noi vorremmo costruire questo mulino a vento».
Tante le adesioni della prima ora, molte quelle in arrivo nelle prossime ore. Sono già della partita: Luciano Ciocchetti, ex parlamentare Udc, Magdi Allam, del movimento “Io amo l’Italia”, Adolfo Urso, presidente della Fondazione Fare Futuro, l’ambasciatore Giulio Terzi di Santagata, Galeazzo Bignami, consigliere regionale del Pdl, l’ex sindaco Gianni Alemanno, Antonio Guidi, ex ministro per la famiglia, l’imprenditore Adriano Teso, già sottosegretario al Lavoro. Niente torcicollo, nessuna operazione nostalgia del tipo Alleanza nazionale 2.0. Lo dimostra anche il feeling con il sindaco di Verona, il leghista Flavio Tosi, presente sabato alla manifestazione in un faccia a faccia con Giorgia Meloni nella a prospettiva di un possibile ticket per le primarie di centrodestra.