Bergoglio all’attacco dell’Europa dei banchieri: ecco i 4 moniti del Papa
Era la prima assoluta del confronto tra il Papa “venuto dalla fine del mondo” e le istituzioni europee, nella fattiuspecie il Parlamento di Strasburgo. E l’attesa non è andata delusa perché Papa Francesco ha voluto subito puntare al cuore del problema dicendo a chiare lettere che l’Europa o cambia o è destinata a diventare periferia del mondo. In estrema sintesi, sono soprattutto quattro le gravi criticità europee evidenziate dal Pontefice nel corso del suo intervento.
1° – “Grandi ideali sostituiti da tecnicismi burocratici”
Il primo riguarda l’eclissi dei “grandi ideali che hanno ispirato l’Europa“. Per il Papa “sembrano aver perso forza attrattiva, in favore dei tecnicismi burocratici delle sue istituzioni”. È un monito severo che sembra raccogliere le istanze sempre più forti e pressanti che arrivano da strati sempre più larghi dei popoli europei. È evidente che il peso della crisi e l’insistenza cieca sulle sole politiche di bilancio rappresentano agli occhi del Papa due facce della stessa medaglia.
2° – “Il Vecchio Continente è malato di solitudine”
Non è infatti casuale che il secondo affondo Egli lo abbia riservato alle condizioni spirituali del Vecchio Continente. “Una delle malattie che vedo più diffuse oggi in Europa – ha spiegato Francesco – è la solitudine, propria di chi è privo di legami”. Il Papa la vede “negli anziani abbandonati, nei giovani privi di opportunità per il futuro, nei numerosi poveri che popolano le nostre città e negli occhi smarriti dei migranti che sono venuti qui in cerca di un futuro migliore”.
3° – “Istituzioni senz’anima”
È l’Europa senz’anima quella contro la quale si scaglia il Pontefice, caratterizzata da una visione miope che porta all’emarginazione di chi, anziano o malato, è fuori dai “dall’ingranaggio” del consumo. E fa scattare l’applauso degli europarlamentari quando si sofferma sui “bambini uccisi prima di nascere”.
4° – “Senza radici religiose non vi è futuro”
Ma la critica più sferzante il Papa l’ha riservata ad “un’Europa che non è più capace di aprirsi alla dimensione trascendente della vita” e quindi ad un’Europa che “lentamente rischia di perdere la propria anima e anche quello ‘spirito umanistico’ che pure ama e difende”. Ocorre, invece, un’Europa “che sia in grado di fare tesoro delle proprie radici religiose, sapendone cogliere la ricchezza e le potenzialità”.