Contro Marino funerali a piazza Navona con bare e lumini
Il sindaco di Roma Ignazio Marino è riuscito a uccidere anche le tradizionali bancarelle di Piazza Navona. Recandosi nella piazza romana si stringe il cuore ripensando al clima festose condiviso con padri, nonni, figli. L’8 dicembre rappresentava una sorta di “big bang” per le Festività natalizie prossime venture, culminanti con la Befana a piazza Navona. Oggi c’è un mortorio: solo alcune delle bancarelle del tradizionale mercato sono aperte. I commercianti ambulanti hanno protestato inscenando un funerale con tanto di bara in cartone e lumini.
Il “rito funebre”, Befana addio
Un danno di immagine, un rituale spezzato, consumi mancati. Marino dà il colpo di grazia anche alla Befana, roba inverosimile. «I 115 operatori storici si stringono al dolore per la scomparsa a solo 154 anni della Festa della Befana, persa per una misteriosa svista durante le passate ferie estive», si legge sul manifesto, ironico ma non troppo, posto sulla bara. La lenta agonia è iniziata quando il Municipio ha fatto i bandi, «riducendo da 115 a 72 le attività consentite – spiega la presidente del I Municipio Sabrina Alfonsi – un bando riguardava la giostra, un altro 11 banchi di spettacoli viaggianti e l’ultimo 60 attività per commercianti e artigiani ambulanti, giocattoli e dolci».
Una piazza Navona dimessa
Ma la decurtazione delle bancarelle non ha senso e anziché andare in piazza in una versione ridotta, per solidarietà con chi non ha ottenuto il titolo ad avere il banco però anche quelli autorizzati non hanno aperto. Loro dicono: «o tutti o nessuno» e quindi anche i 60 operatori che avevano il titolo non hanno allestito i banchi. Inoltre, anche la giostra e le altre attività ludiche l’8 sono rimaste a lungo chiuse: è evidente che c’è un clima di tensione. Aggiunge Alfonsi. «Mentre si espletava la gara alcuni hanno fatto ricorso al Tar che però non gli ha dato la sospensiva e si pronuncerà nel merito solo il 19 dicembre». Potrebbe essere un po’ tardino. Intanto, questa Befana dimezzata è un brutto colpa per le tradizioni della Capitale.