Dopo il Crocifisso, il presepe: la sinistra “in lotta” dall’Italia alla Francia
Non c’è solo il caso della scuola di Bergamo, dove il preside – nonostante le proteste – continua ostinatamente a insistere che il presepe «crea divisione». Come se fosse una strategia studiata a tavolino, si diffonde a macchia d’olio la crociata contro i simboli della religione cattolica, non solo in Italia ma anche in Europa. Una sorta di passaparola aiutata dall’ideologismo della sinistra. Prima contro il Crocifisso nelle aule e nei luoghi pubblici, poi contro il Natale, poi ancora contro la capanna con il bue e l’asinello. Tutto fa notizia, tutto fa brodo.
Niente pastori, niente Re Magi
Torna puntuale la polemica sui presepi in Francia, che vede opposti i fautori delle radici cristiane della Francia – che vorrebbero vedere la tradizione bene in evidenza negli edifici pubblici _ e i difensori del laicismo di Statp, che si dicono indignati dall’esposizione do quello che giudicano un retaggio religioso. A dar fuoco alle polveri è stata una decisione giudiziaria: chiamato in causa dalla Federazione del libero pensiero, il Tar di Nantes, nell’ovest, ha ordinato al Consiglio regionale della Vandea – la terra più ancorata alle antiche tradizioni cattoliche in Francia – di smontare il presepe che, come ogni anno, aveva esposto nell’ingresso della propria sede.
Pur di vietare il presepe, si pesca una legge del 1905
Il Tar si è basato su una legge del 1905, che sancì in Francia la separazione fra chiese e stato. Il consiglio regionale, presieduto da Bruno Retailleau (la destra dell’Ump) ha annunciato ricorso. È un sindaco molto popolare, Robert Menard (Front National di Marine Le Pen), già fondatore di Reporters sans Frontieres, che nella sua Beziers (nel sud) si è opposto alla sentenza decidendo di mantenere il presepe in municipio. Ma le associazioni lo hanno già minacciato di ricorrere anche al Tar locale per far rispettare la “laicità repubblicana”.