Sorpresa: le Sentinelle non sono più omofobe e cattive ma “civili” e “efficaci”

6 Dic 2014 21:00 - di Livia De Santis

Che le Sentinelle in piedi non siano mai piaciute a Repubblica è cosa arcinota: un’antipatia che il giornale guidato da Ezio Mauro non ha mai nascosto. Sulle manifestazioni delle Sentinelle ha sprecato, infatti, litri e litri d’inchiostro per criticarle. Ma qualcosa sta cambiando se Filippo Ceccarelli, firma di punta del quotidiano, nell’ultimo numero di Venerdì sulla sua rubrica “Indizi neurovisivi” ha decantato lo stile delle manifestazioni delle Sentinelle che vegliano nelle piazze per risvegliare le coscienze contro il pensiero unico.

Forme di protesta civili ed efficaci

Nell’articolo dal titolo “Libri, dignità e passeggini: la forza coreografica delle Sentinelle in Piedi” il giornalista fa un’esegesi critica del nome («”Sentinelle”, in effetti, tradisce un retropensiero militaresco, oltretutto gravato da un’impostazione obiettivamente conservatrice, la difesa della famiglia tradizionale. Ma ciascuno è ovviamente libero di chiamarsi come gli pare e piace. Quanto all’aggiunta “in Piedi”, suona francamente superflua: quando mai s’è vista una sentinella seduta?) per poi arrivare all’elogio: «Le forme di protesta messe in atto dalle Sentinelle in piedi sono molto civili, molto ragionevoli, molto “diverse”, molto belle e forse molto efficaci».

La forma della politica

Ceccarelli focalizza l’attenzione sulla forma della politica. «Le forme, appunto, perché sulle motivazioni e dunque sulla sostanza (contro la legge sull’omofobia e le sue pretese conseguenze liberticide) ci si riserva un giudizio differente, se non opposto. Ma certo l’immagine fa riflettere sulla maturità di una manifestazione che prevede la presenza di uomini e donne immobili, distanziati, in silenzio, che leggono un libro».  Continua il giornalista di Repubblica: «La coreografia esprime essenzialità tanto intensa e preziosa quanto più normalmente chi manifesta lo fa ammucchiandosi in movimento, serrando le fila, facendo massa pure con carriaggi, bandiere, cartelli, striscioni, e strepiti, fischietti, trombe, altoparlanti e comunque una giostra di colori. Adesso poi vanno di moda i fumogeni, le vernici, il lancio di uova e anche qualche improvvida manganellata di poliziotti bardati come robot». Ceccarelli commenta anche una foto che ritrae le Sentinelle all’opera: «La potenza della foto sta proprio nel ribaltamento dei modelli vigenti. Al posto di una esibizione di forza ci sono individui motivati ma inermi. Non ribellione, né lamentela, né beffa. La dignità piuttosto della testimonianza. E leggere come pregare, forse». Un’analisi obiettiva quella di Ceccarelli che dovrebbe aprire un varco nell’ortodossia intellettuale di Repubblica e avviare un dibattito onesto a sinistra sul  movimento che ha portato in Italia le richieste del movimento francese Manif pour tous.

 

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