Gianna Nannini a processo. L’accusa: evasione fiscale di circa 4 milioni

21 Gen 2015 14:55 - di Guglielmo Federici

Tre milioni e 750mila euro sottratti al fisco: sotto accusa Gianna Nannini. Udienza preliminare il 3 marzo. La Procura di Milano ha chiesto il processo per  la popolare cantante rock.

Arredi per case e villa

La richiesta di rinvio a giudizio per la Nannini, è stata avanzata il mese scorso dal pm di Milano Adriano Scudieri, titolare di un’indagine che lo scorso aprile ha portato anche i militari del nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Milano a sequestrare la villa della rockstar, con magazzini, scuderie a autorimessa, che si trova nel senese. Villa che è tuttora risulta sotto sequestro. Secondo la ricostruzione del pm, Gianna Nannini, tra il 2007 e il 2012, avrebbe sottratto al fisco 3 milioni e 750mila euro interponendo tra la sua società milanese, la Gng Musica srl e le case discografiche Sony e Universal una società di diritto irlandese e un’altra di diritto olandese. Questo escamotage – si ipotizza-  in modo da non pagare al fisco italiano le royalties dei dischi e dei concerti in quanto delocalizzati in Stati in cui la tassazione è più favorevole. Una quota di questa evasione (126mila euro) sarebbe, inoltre, stata realizzata detraendo dalle dichiarazioni dei redditi costi «inerenti attività canora» e che invece (dopo che la Gdf ha sentito fornitori e operai), per l’accusa, sarebbero serviti non per i palcoscenici dei concerti ma per arredi e decorazioni per il bosco di una casa che la Nannini possiede a Piacenza.

Anche un appartamento a Londra

Non fiuniscono qui le accuse. Con parte della somma evasa, la cantante avrebbe anche comperato  un appartamento a South Kensington, quartiere di Londra. Per questo il pm Scudieri ha contestato alla cantante gli articoli 2 e 5 del decreto legislativo 74/2000 e ha chiesto il rinvio a giudizio. L’udienza preliminare si aprirà davanti al gup Fabio Antezza il prossimo 3 marzo. Gianna Nannini, all’indomani del sequestro della sua villa nel senese, aveva fatto sapere, tramite i suoi difensori, tra cui Giulia che non c’era stata alcuna evasione fiscale, né violazione di leggi e neppure utilizzo di società fittizie.

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