Via i rom e i profughi da Tor Sapienza: ma allora avevano ragione i “fascisti”?

22 Gen 2015 16:20 - di Girolamo Fragalà

Via il campo nomadi, via il centro profughi. Ignazio Marino si è arreso (almeno a parole). Hanno vinto i residenti di Tor Sapienza, quelle famiglie esasperate e impaurite, arrabbiate e non disposte a rassegnarsi. Hanno vinto (almeno per adesso, visto che molti non credono ancora alle promesse del sindaco) quelle persone che erano state criminalizzate dagli assessori, dai consiglieri comunali della sinistra, dallo stesso Marino, dai parlamentari del Pd e di Sel, dai giornali, da molte tv. Si cambia rotta. Erano loro, i “fascisti”, i razzisti”, gli “intolleranti”  – come etichettati dalla sinistra – ad avere ragione, totalmente ragione, dal momento che verranno fatte le cose che chiedevano.

Il campo rom di Tor Sapienza

«Abbiamo indicato la nostra volontà di superare i campi rom di Salviati 1 e 2 i cui primi insediamenti risalgono addirittura al 1994 ed erano stati allora considerati provvisori. Noi abbiamo avviato un nuovo censimento della popolazione rom nei campi e tutti coloro che non hanno diritto, perché hanno un reddito, un appartamento o altre risorse, verranno invitati ad andarsene. Gradualmente speriamo di poter arrivare alla chiusura del campo rom», ha detto Marino intervistato su Radio Radio. Vedremo se accadrà.

Il centro di accoglienza

«Sposteremo il centro di accoglienza», ha annunciato invece l’assessore Francesca Danese. E per nascondere la sconfitta ha aggiunto: «Queste persone saranno spostate soprattutto “per loro”. Dimostriamogli che questa città è accogliente». Fatto sta che, per loro o contro di loro, i profughi saranno destinati ad altra zona. E quindi i residenti di Tor Sapienza avevano ragione.

Ora Marino va anche a mangiare una pizza

Marino cerca di recuperare e prepara un altro show: tornerà nel quartiere della periferia della Capitale, teatro nei mesi scorsi delle proteste anti-immigrati, per mangiare una pizza con i residenti: «Abbiamo avuto un bellissimo incontro con i comitati di quartiere, anzi mi hanno rinnovato subito un altro invito più conviviale, per prenderci una pizza insieme». Dopo la pizza ci sarà il conto. E il conto sarà salato se il sindaco non rispetterà le promesse. E soprattutto avrà altri conti da saldare perché la periferia di Roma è enorme e i problemi sono più o meno gli stessi denunciati dai cittadini di Tor Sapienza. Per agire non bisogna aspettare un’altra rivolta.

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