Il ritorno dei crocieristi da Tunisi: silenzio e lacrime per gli amici morti
In arrivo da Tunisi: lo choc per gli spari, la disperazione per i compagni di viaggio uccisi. Impossibile proseguire la crociera. Così 201 italiani che erano in vacanza con Costa Fascinosa hanno detto addio alla “gita” nell’azzurro del Mediterraneo. Alcuni di loro sono rimasti coinvolti nell’attacco terroristico di mercoledì al museo del Bardo a Tunisi, altri hanno vissuto quell’esperienza attraverso la voce rotta dalla commozione di chi c’era. Da Tunisi a Palma di Maiorca, ultimo approdo prima dell’Italia, che in questo caso significa ritorno alla normalità e alla quotidianità per molti. Costa Crociere ha messo a disposizione voli charter per rientrare. La vacanza divenuta odissea finisce per un paio di centinaia di persone (ci sono anche bambini), altri proseguiranno nel tour: Barcellona, Marsiglia, Savona.
Da Tunisi volti tristi e angosciati
Il primo volo arriva a Fiumicino intorno alle 10:30. Sono in 71. Di loro 18 proseguiranno verso Palermo. Il secondo volo arriva a Genova. Porta 130 persone, sono in 15 quelli coinvolti direttamente nell’azione terroristica e nel blitz delle forze speciali tunisine. Tra loro il gruppo più numeroso è quello dei dipendenti del Comune di Torino e dei loro amici. Personale di Costa Crociere è pronto all’accoglienza. Il bus che li accompagnerà a Torino con il responsabile dell’agenzia di viaggio che aveva organizzato la vacanza, anche. Pronti anche i bus che porteranno gli altri a Savona da dove, con mezzi propri, raggiungeranno i luoghi di residenza. Quando i crocieristi escono dalla zona arrivi del Cristoforo Colombo la folla in attesa esplode in un mix di sentimenti: grida di giubilo tra i familiari che riabbracciano i loro cari ed emozioni quasi da festa. Ma anche lacrime. E c’è chi impreca “vacanza di m…”. Quello però che più colpisce è il silenzio della comitiva piemontese. Domina il ricordo degli amici persi. Facce tirate, occhiali scuri, bocche quasi cucite. C’è da rispettare Antonella Sesino, Orazio Conte, Francesco Caldara. Erano compagni di spensieratezza. Ora sono i primi morti italiani dell’Isis. Era al museo del Bardo? Conosceva le vittime? Sfilano via. Spingono frettolosi i carrelli. Qualcuno risponde quasi a monosillabi: «Non ero al museo», «Sì li conoscevo». C’e’ nervosismo, la carica dei giornalisti pesa. «Lasciateci andare, siamo avviliti, i morti erano del nostro gruppo, capiteci», dice Antonella. E, quando un signore decide di parlare, lo ferma un’amico. «Michele, ma cosa dici, non eri neppure al museo». «Non siamo andati al museo, è stata la nostra fortuna», dice Antonella Floria. Salgono sul bus. Tornano a casa.
Il racconto della tragedia
Tra gli altri crocieristi c’è chi riesce a raccontare il dramma. «Ero fuori dal Museo, avevo gli spari alle spalle, è stato terribile, sentivo che dentro stava avvenendo una tragedia», dice la genovese Sara Belmessieri, 35 anni, scampata all’attacco. «La polizia ci ha tenuto in disparte, ci ha protetto fino alla partenza dei bus. In quei momenti ho pensato ai miei genitori e avevo il desiderio di tornare a casa», dice dopo aver abbracciato tra le lacrime i genitori Carlo e Santina, commossi come bambini. “Questa esperienza ci ha tolto 10 anni di vita”, dice lui. «Ho udito spari, ho visto ambulanze ed elicotteri. Era un inferno», racconta Primo Roncolato, imprenditore di Varese che era fuori dal Museo. «Sono stato fortunato. Ho incontrato un tunisino che aveva lavorato a Perugia, mi ha chiamato un taxi e sono arrivato al porto”. Marta, una signora spezzina, ha un pensiero per i tunisini. “Sono addolorata per i morti e i feriti e mi dispiace per la Tunisia. E’ un paese in crescita, i tunisini sono eccezionali. Questa sarà una frenata per il loro turismo e la loro crescita».