Non fu strage nazista: il sindaco di San Miniato leva la targa, Ulivieri lo insulta
La rimozione dalla facciata del Comune di due lapidi con versioni contrapposte che ricordano la strage del 22 luglio 1944 nel duomo di San Miniato e un “vaffa” via Facebook rivolto al sindaco, accendono la polemica politica in città. Protagonista è Renzo Ulivieri, presidente dell’associazione nazionale allenatori di calcio, samminiatese ed esponente locale di Sel, che dal suo profilo Facebook si scaglia contro il primo cittadino, Vittorio Gabbanini (Pd) che avrebbe deciso la rimozione. In quel tragico giorno di luglio 56 persone morirono all’interno del duomo in seguito a un’esplosione: per decenni quell’eccidio fu attribuito ai nazisti e le vittime ricordate con una lapide. Poi gli storici corressero la versione originaria e stabilirono che fu una bomba americana a provocare quei morti e una seconda lapide fu apposta accanto alla prima con la “verità storica” riconosciuta.
San Miniato, la furia di Ulivieri e la battaglia di Pellicini
Tuttavia la vicenda ha continuato a dividere la gente di San Miniato che a oltre settant’anni di distanza non ha fatto del tutto i conti con la storia e sulla quale per anni si è battuto il senatore di Alleanza nazionale, Piero Pellicini, scomparso nel maggio del 2012. Ora la decisione di Gabbanini di rimuovere entrambe le lapidi rinfocola le polemiche e ad accendere la miccia è proprio Ulivieri che “invita” il sindaco a ripensarci oppure a «non presenziare alle cerimonie del 25 aprile, né alla commemorazione dei caduti in duomo» concludendo il suo intervento con un colorito “vaffa”. «Con questo atto – scrive l’ex allenatore rivolgendosi direttamente a Gabbanini – manifesti la volontà di voler rimuovere la Memoria. Molti pensano che la pacificazione passi attraverso un pensiero e una memoria condivisi. Non è così, perché un popolo civile sa accettare e sa convivere anche con una memoria non condivisa. E il popolo di San Miniato lo ha dimostrato da dopoguerra a oggi». Ulivieri, già presidente degli allenatori italiani, va giù pesante tirando tutto fuori tutto il suo antifascismo viscerale: «Spero che tu abbia almeno il buon senso di non presenziare alle manifestazioni del 25 Aprile e nemmeno alla commemorazione dei caduti in Duomo. A me, che bambino, ero in quella chiesa, seppure a malincuore, non rimarrebbe altro che, con garbo e con la massima educazione che mi rimarrebbe (poca), gridarti, con toni bassi, anzi sommessamente: Sindaco Gabbanini, ma vai a…»