Putin e Hollande in Armenia. I ministri italiani non sanno ancora se andare
Sul genocidio armeno il governo italiano, vaso di coccio o in mezzo a vasi di ferro, non sa ancora che posizione prendere. Al momento non si sa ancora chi e se andrà nella capitale armena per le solenni commemorazioni un secolo dopo lo sterminio da parte dei turchi. Inizia infatti in queste ore a Erevan, capitale dell’Armenia, la serie di iniziative per commemorare il 100° anniversario del genocidio armeno, che culmineranno venerdì con una cerimonia al Memorial al quale prenderanno parte i capi delegazione di oltre 60 Paesi, tra cui vari capi di Stato e di governo. Tra loro anche Vladimir Putin e François Hollande, leader di Paesi che hanno riconosciuto da tempo il genocidio e che approfitteranno dell’evento per un bilaterale sulla crisi ucraina, sul Medio Oriente e sulla ritardata consegna della navi Mistral a Mosca sullo sfondo delle sanzioni. Il leader del Cremlino, che sta negoziando con Ankara il nuovo gasdotto Turkish Stream, ha fatto precedere la sua visita da una telefonata al presidente turco Recep Tayyip Erdogan, per non irritarlo dopo che recentemente il presidente turco ha polemizzato con il Papa perché il pontefice aveva definito pubblicamente come genocidio il massacro degli armeni da parte degli ottomani. Ma il nostro governo evidentemente non vuole inimicarsi la Turchia, con la quale abbiamo intensi rapporti commerciali.
Mosca riconobbe il genocidio armeno già nel 1995
Mosca ha riconosciuto il genocidio nel 1995, approvando una dichiarazione della Duma (la camera bassa del Parlamento), che ora intende approvarne un’altra per il 100° anniversario. L’evento sarà inoltre commemorato con oltre 2000 iniziative in centinaia di città della Russia, Paese alleato dell’Armenia e dove trovarono riparo circa 300 mila armeni sfuggiti ai massacri degli ottomani. Al memoriale di Erevan Putin parlerà insieme ai presidenti francese, serbo e cipriota. Giovedì, al centro spirituale della Chiesa apostolica armena, è in programma la cerimonia di canonizzazione delle vittime del genocidio, che si concluderà alle 17.15 ora italiana con un minuto di silenzio interrotto solo da cento campane. Alla stessa ora suoneranno le campane della cattedrali di molti Paesi, tra cui quelle di Montmartre, a Parigi. Venerdì la giornata clou, con la commemorazione pubblica e una fiaccolata in serata. A chiudere il ciclo di iniziative saranno i musicisti di 43 nazioni, che eseguiranno opere musicali di compositori armeni. In queste ore anche la Germania, per bocca di Angela Merkel, ha ammesso che il genocidio ci fu, mentre il presidente americano Barack Obama ha fatto sapere che non userà la parola genocidio nel corso delle commemorazioni.