Salvini fascista. No, comunista. Gli piace il Duce. No, il Che. E lui gode
Salvini fascista. No, è comunista. Macché, era comunista, ora è un razzista. Gli piace Mussolini, perché è amico di CasaPound. Che stranezza, un tempo gli piaceva Che Guevara. È un leghista, pensa solo alla Padania. No, è sceso persino in Sicilia, dove raccoglie pure consensi. Lui è il politico sotto osservazione, costretto a farsi esami del sangue tutti i giorni. Un caso, per alcuni opinionisti. Uno scandalo, per altri. Il volto nuovo della politica, per altri ancora. Fioccano analisi, ricordi del suo passato, polemiche sul suo presente. Fatto sta che è sempre presente, sui giornali e in tv. In fondo i suoi detrattori gli fanno un favore non da poco, dividono l’opinione pubblica e parlano sempre di lui. E qualcosa rimane.
Salvini fascista
Di episodi ce ne sono tanti. I militanti dei centri sociali manifestano dappertutto contro Salvini, lo stesso trattamento che riservavano a Berlusconi quando c’era un comizio o un convegno. Dagli al fascista, dunque. Perché Salvini è contro i campi rom. Quindi – secondo i compagni antagonisti e i parlamentari del Pd – è fascista. È contro l’invasione degli immigrati. Quindi è fascista. Dice “prima agli italiani”. Quindi è fascista. È contro l’occupazione abusiva delle case. Quindi è fascista. Basta ricordare una puntata di Quinta Colonna, il battibecco con un ragazzo favorevole alle okkupazioni. Salvini attacca: «Tu occupa i giardinetti e non rubare a chi ne ha diritto”. Controreplica: «Tu sei un razzista e un fascista di merda». Il problema, per la sinistra, è che scene come questa aumentano la popolarità (e i voti) del leader leghista.
Salvini comunista
E allora come combatterlo? Semplice, scavando nel suo passato comunista. Già alcuni articoli erano stati pubblicati ricordando Salvini compagno. Ora il Fatto pubblica un capitolo del libreo Matteo Salvini sottovuoto spinto di Michele De Lucia. E chiaramente è il capitolo che parla delle sue origini rosse. «Io il Leoncavallo l’ho frequentato dai 17 ai 19 anni e conosco quei ragazzi. Facevo il liceo e tutti i miei amici erano lì. Era un posto ottimo per passare la serata, chiacchierare e bere una birra, ascoltare musica o vedere uno spettacolo teatrale». E ancora: nel 1997 ci sono le elezioni padane e fra le varie liste spunta quella dei “Comunisti padani”, con tanto di falce e martello. A Milano sono quasi tutti studenti universitari con il distintivo di Che Guevara all’occhiello. Chi li guidava? Salvini, naturalmente.
Salvini razzista
Subito dopo, però, la strategia di media cambia. Meglio ridargli del razzista. Ecco il ricordo pescato sempre nel passato, usato a mo’ di folgorazione. Nominato commissario cittadino della Lega nel 1998 istituì un numero telefonico dove si potevano segnalare casi di delinquenza e criminalità degli extracomunitari. Un’iniziativa, questa, che viene presentata come scandalosa. Per la gioia di Salvini che criminalizzato per averla ideata, si becca altri voti. Come con la frase: «Un arcivescovo mi ha detto che sono cattivo e inumano, ma i cattivi sono loro che si riempiono la bocca, illudono migliaia di persone e poi li fanno affogare in mare».