Scuola, passa alla Camera il preside-padrone: è rischio “parentopoli”
Sono andati avanti fino alla notte, alla Camera, i lavori sulla riforma della scuola, che riprendono in mattinata. E, dopo un acceso dibattito, in serata è arrivato il via libera al super-preside. L’articolo 9 del ddl Buona scuola che attribuisce ai dirigenti scolastici il potere della «chiamata diretta» degli insegnanti dei propri istituti è stato approvato in serata con 214 voti a favore, 100 contrari e 11 astenuti. Non è stato votato, invece, l’articolo 10 del testo, che prevede un piano straordinario di assunzioni a tempo indeterminato di nuovi docenti già da settembre: l’Aula ha accantonato alcuni emendamenti riguardanti gli insegnanti di educazione fisica.
Il rischio di nepotismo e corruzione
«Non ci sarà nessun preside-padrone, ma un dirigente responsabile e valutato», ha assicurato il ministro Giannini, ma in molti restano convinti che questa novità possa aprire la porta a nepotismo, scelte arbitrarie e persino corruzione. Il contestatissimo articolo, modificato rispetto al testo originario del governo, ma comunque senza sufficienti contrappesi a parere di chi ne critica i contenuti, attribuisce ai dirigenti scolastici il potere di conferire ai docenti della scuola l’incarico triennale, che è rinnovabile. Il preside può svolgere anche colloqui per poter scegliere i prof del proprio istituto. La proposta di incarico per la copertura dei posti assegnati alla scuola è rivolta ai docenti di ruolo assegnati all’ambito territoriale di riferimento, dopo la candidature presentate dagli stessi docenti. Nel caso di più proposte di incarico, sarà il docente a dover optare.
L’accusa: «Farà carriera Agnese…»
L’Ufficio scolastico regionale provvede alle assegnazioni dei docenti che non abbiano ricevuto o accettato proposte e, comunque, in caso di inerzia dei presidi. È anche possibile l’utilizzo di docenti in classi di concorso diverse da quelle per le quali sono abilitati purché posseggano titoli di studio validi per l’insegnamento della materia in questione, abbiano seguito corsi di aggiornamento e siano dotati di «competenze professionali coerenti». Assieme all’articolo 9 è passato anche un emendamento M5s «antiparentopoli», che prevede che non ci può essere parentela tra preside e professore della scuola. «Grazie al ddl sulla scuola e alla norma sulla chiamata diretta dei professori da parte dei presidi, farà carriera Agnese, la moglie del presidente del Consiglio Renzi», ha detto in Aula il deputato Luigi Gallo.
La lotta interna al Pd
Disco verde, poi, a un’altra modifica, stavolta targata Pd che, in nome della trasparenza, introduce l’obbligo di mettere on line sul sito della scuola il curriculum dei professori. Ma l’approvazione della modifica non è basta a sedare le accese polemiche interne al partito, con la minoranza dem che è arrivata a chiedere le dimissioni del ministro Giannini: «Lasci il suo incarico – ha esortato Stefano Fassina – per ricostruire un clima più positivo nel mondo della scuola». «Le opinioni personali sono sempre legittime e richiedono rispetto», ha commentato in serata la titolare del dicastero di viale Trastevere.