«La Borsellino va fatta fuori. Come suo padre». E Crocetta rimase in silenzio
Rosario Crocetta è sordo. E per questo lui, il governatore della Sicilia, non l’ha sentita quella terribile frase. Non ha sentito il suo amico medico Matteo Tutino, recentemente arrestato, dall’altro lato della cornetta, dire forte e chiaro che Lucia Borsellino “va fermata, fatta fuori. Come suo padre”. E già, perchè la signora in questione, citata nella telefonata pubblicata dal settimanale L’Espresso, non è solo l’ormai ex assessore alla Sanità proprio della giunta dell’immaginifico Crocetta Rosario da Gela. Lei è soprattutto figlia di quel Paolo Borsellino assassinato il 19 luglio del 1992 a Palermo. Ucciso, insieme ai cinque uomini della scorta, con una autobomba sotto casa della madre, in via d’Amelio. Madre che era andato a trovare dopo essere stato a pranzo in casa di Pippo Tricoli, suo fraterno amico e storico leader regionale missino. Un simbolo, Borsellino. Una icona, insieme a Giovanni Falcone, per tutti. E quindi cooptare la figlia in giunta era stato per Crocetta come mettersi un fiore all’occhiello. Il fiore dell’antimafia, che lui ha coltivato con passione e che gli ha consentito di lasciare l’angusto e periferico comune di Gela e insediarsi nel più comodo e prestigioso Palazzo dei Normanni di Palermo. Peccato che la speranza e le aspettative suscitate si siano rivelate nulle. Spocchia a chili, fatti niente. Zero spaccato. Peccato che la Sicilia di Crocetta non sia in nulla diversa da quella dei suoi predecessori. Anzi, semmai peggiore. Epperciò oltre ad avere una amministrazione regionale che fa acqua da tutte le parti, che è riuscita a moltiplicare guai e bisogni, che ha ridotto tante meraviglie della natura in discariche a cielo aperto, l’isola di Pirandello e di Sciascia si trova adesso alle prese con i gravi problemi di udito del suo massimo rappresentante. Il quale evidentemente doveva essere ignaro della specifica, e subdola, menomazione fisica. Tanto ignaro da ritenere più urgente e necessario dell’otorino l’intervento estetico dell’amico Tutino per ridurre una massa adiposa, a suo dire, debordante. Se ne evince che Rosario Crocetta è pure sfortunato. Perchè sarebbe bastato conoscere il problema e invertire le priorità di intervento medico, appunto, per evitare il discredito rimediato con la pubblicazione della conversazione telefonica con l’amico chirurgo estetico. Sfortunatissimo, diranno dalle sue parti. Che poi, a rifletterci, solo quello il povero Crocetta non ha sentito: solo quella frase si perse nell’aere provocandone quel silenzio assordante. Giura e si dispera, Crocetta. Perchè lui altrimenti, il Tutino, l’avrebbe raggiunto e “massacrato di botte”. Graffi, morsi, calci, pugni e una raffica di male parole: facile immaginare la scena. Perché la possiamo solo immaginare. Perché lui, Rosario Crocetta da Gela, quella frase non l’ha sentita. Ma non come una delle tre famose scimmiette. Che quelle potrebbero essere scambiate per mafia! Ma perché lui è sordo.