Isis, due terroristi arrestati a Brescia. Erano in Italia da anni
Progettavano azioni terroristiche a sostegno dell’Isis i due uomini arrestati a Brescia dalla polizia di Milano e accusati di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico. Si tratta di un tunisino e un pakistano, che tra l’altro avevano creato l’account Twitter “Islamic_State in Rome”, con il quale svolgevano una continua attività di istigazione in rete.
Tra loro parlavano in italiano
«Siamo nelle vostre strade»; «Siamo ovunque»; «Stiamo localizzando gli obiettivi, in attesa dell’ora X» si leggeva sui foglietti che i due fotografavano e postavano su internet, scegliendo come sfondo luoghi simbolo come il Colosseo, il Duomo o la stazione di Milano, ma anche fermate della metro, autostrade, bandiere dell’Expo. In alcune foto, poi, si vedevano mezzi della polizia di stato o locale. I messaggi erano scritti in italiano, francese e arabo, mentre, come è emerso dalle intercettazioni, tra di loro il tunisino e il pakistano parlavano in italiano, loro unica lingua comune.
Il commento di Alfano
«Nostro sistema controllo dimostra ancora una volta la sua efficacia #senzasosta», è stato il commento del ministro dell’Interno Angelino Alfano, affidato a un tweet postato poco dopo l’arresto.
Un lavoro e documenti in regola
I due avevano i documenti in regola e vivevano in Italia da anni e in particolare nel Bresciano, a Manerbio. Uno dei due risulta residente a Milano, ma domiciliato nella cittadina in provincia di Brescia. Entrambi lavoravano da anni in Italia, uno come operaio e manovale e l’altro nel settore delle pulizie. L’indagine è scattata circa tre mesi fa, dopo le prime segnalazioni della Polizia postale su quei messaggi minatori online. Il 26 aprile scorso, infatti, avevano iniziato a circolare sul web foto con testi minatori e di propaganda jihadista, in cui si sosteneva che l’Isis era arrivato anche a Roma e Milano. In un caso, sotto la scritta “Islamic State in Rome” erano apparsi anche il nome di Omar Moktar, un leader di Al Qaeda, ma anche del cosiddetto “Leone del Deserto”, il famoso eroe nazionale libico che condusse negli anni ’20 la guerriglia anticoloniale contro gli italiani.