Stepchild adoption: ecco che cos’è e come porta dritti alle adozioni gay
Stepchild adoption: è in queste due parole che si nasconde il nodo chiave del ddl unioni civili. Un trucco per arrivare poi alle adozioni di bambini da parte delle coppie omosessuali e che favorisce la pratica dell’utero in affitto. Un testo, quello Cirinnà-bis, che sul punto dell’adozione del figliastro (questa la traduzione in italiano del termine) prevede, al pari del ddl Cirinnà 1, l’adozione da parte del genitore non biologico, del figlio, naturale o adottivo, del partner.
La stepchild adoption è il binario per arrivare ad altri risultati
La stepchild adoption è contenuta nell’articolo 5 del ddl approdato la settimana scorsa in Aula al Senato e nel quale si modifica la lettera ‘b’ del comma 1 dell’art.44 della legge 184 del 1983, secondo cui i minori, in deroga alle disposizioni generali, «possono essere adottati, dal coniuge nel caso in cui il minore sia figlio anche adottivo dell’altro coniuge». Ed è qui che interviene il ddl Cirinnà prevedendo che questo “caso particolare” di adozione (nel quale non sono presenti i presupposti per l’adozione legittimante) si applichi anche alle “unioni civili tra persone dello stesso sesso”. Il presupposto, quindi, non deve essere necessariamente lo stato dell’abbandono del minore, come previsto per l’adozione in generale laddove tale adozione, per le coppie eterosessuali, oggi è consentita per le persone coniugate e non separate (e senza il presupposto di un legame matrimoniale che duri per un certo periodo) e, per estensione interpretativa, ai conviventi more uxorio, cioè a coloro che, pur non essendo sposati, vivono come marito moglie. Una volta però ottenuto il «diritto di adottare» il figlio del coniuge dello stesso sesso, si spalanca automaticamente la porta alle adozioni dei bambini da parte delle coppie gay. Si porrebbero infatti questioni legali e ci si aggrapperebbe a quella che già chiamano “contraddizione giuridica” : se gli “sposi” dello stesso sesso possono adottare il figlio del coniuge, quindi sono ritenuti in grado di dare una “famiglia”, perché non possono adottare i bambini? Il trucco quindi c’è e si vede.
Dov’è riconosciuta la stepchild adoption
La stepchild adoption è innanzitutto riconosciuta nei Paesi che permettono alle coppie gay l’adozione: dalla Spagna alla gran parte degli Usa, dall’Argentina a Svezia, Francia, Norvegia. Il solo istituto della stepchild adoption è invece previsto in Paesi come Germania, Colombia o Croazia. In Italia, un’introduzione di fatto della stepchild adoption data 2014, quando il Tribunale dei Minori di Roma ha ritenuto che nessuna legge esprima il divieto per un genitore omosessuale di richiedere l’adozione del figlio del partner, considerando che l’obiettivo primario è «il bene superiore del minore» e acconsentendo, così all’adozione, da parte di una donna del figlio naturale avuto tramite procreazione assistita dalla sua partner.