Renzi spudorato: vuole dare lezioni a Putin e a chi vuol chiudere le frontiere

17 Nov 2015 16:28 - di Silvano Moffa

«Non deve essere il kingmaker, ma è assolutamente fondamentale che Putin ci sia». «Sono molto prudente sulle parole. Capisco chi utilizza la parola guerra ma io non la uso. È evidente che l’attacco di Parigi è strutturalmente un attacco militare». «L’Italia non si nasconde, è in tanti teatri, ma lo fa senza dichiarazioni roboanti: abbiamo bisogno di un nostro atteggiamento tipico, più di soft power che di hard power». «Se dici “chiudi le frontiere”, come alcuni hanno fatto in questi giorni, dovresti dire che lo fai per tenerli dentro, perché gli assassini nella stragrande maggioranza dei casi sono nati e cresciuti in Europa». Ecco a voi alcune “pillole” significative del Renzi-pensiero, la sua visione geopolitica e geomilitare, la sua idea di lotta al terrorismo islamista. Con quel che sta accadendo intorno e in mezzo a noi europei; con la spada dell’Islam dei tagliagole e dei kamikaze imbottiti di esplosivo che fanno macelleria umana con lugubre, scientifica, assassina strategia militare; con questo girovagare indisturbato di miliziani dell’Isis nelle strade delle città europee, dopo essere stati addestrati in Siria ed Afghanistan; con adepti autoctoni cresciuti e protetti dalla suicida politica aperturista, tollerante, illuministicamente vocata ad accogliere chiunque nel nome di una solidarietà pelosa e di un buonismo stucchevole; con tutto questo magma di contorsioni mentali che hanno fatto dell’Occidente una terra di conquista, imbelle e raggomitolata nel suo edonismo, imbolsita nei suoi valori fondamentali, scolorita nella sua identità; in questo contesto, in questo clima terrificante, il premier italiano si mette a dispensare lezioni da sedicente Von Clausewitz. Con una differenza sostanziale rispetto al generale prussiano. Quest’ultimo ammoniva: «Il fatto che un massacro sia uno spettacolo orrendo deve farci prendere con maggior serietà la guerra, ma questo non fornisce una scusa per lasciar arrugginire le nostre spade nel nome dell’umanità. Presto o tardi qualcuno verrà con una spada affilata e ci staccherà le braccia». Per Renzi, al contrario, più si è soft e meglio è;  meglio, molto meglio non usare la parola “guerra”. Parola troppo dura per orecchie delicate.  Come chiamarla allora la sfida dell’Isis? Un week end fuori porta dei seguaci del Califfo? Ridicolo. Se poi Putin non le manda a dire ai miliziani jiahidisti e imbraccia il fucile, mentre i leader europei si perdono in chiacchiere, arriva il premier nostrano a dirgli di non fare il gradasso, di non sentirsi kingmaker. Ohibò! Pensate quanto abbia tremato Putin di fronte a sì manifesta superbia. Superbia che sfiora l’incoscienza quando, infine, il Nostro obietta a chi dice di chiudere le frontiere, che ciò significa tenere dentro gli assassini i quali, nella maggior parte dei casi, sono nati e cresciuti in Europa. Mai ammissione di impotenza e di confusione mentale fu più netta. Come se non ne avessimo abbastanza di discorsi inconcludenti e perniciosi sui vantaggi dell’immigrazione, su Schengen (che è stato un fallimento) e sulla assurda pretesa di esportare democrazia nei regime teocratici, senza capire un accidente di quel che essi sono in realtà.

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