Chiudeva le figlie in casa «per motivi religiosi». Condannato un tunisino
Un’altra vicenda di costrizioni. Stavolta però, per un tunisino residente in Italia, è arrivata anche la sentenza del tribunale. Il giudice ha deciso: un anno e otto mesi di carcere. Ma la pena è stata sospesa.
Ecco la vicenda del tunisino e le tre figlie
Il protagonista (negativo) è un tunisino di 56 anni che avrebbe costretto tre figlie ventenni a stare chiuse in casa, rispettando i precetti e le regole della propria religione, nonostante ormai da anni vivessero a Pula (Cagliari) e si sentissero simili alle loro coetanee sarde. Sostanzialmente accolta, nonostante due delle tre figlie abbiano ritirato le querele, la richiesta di condanna del pubblico ministero Alessandro Pili che aveva sollecitato una pena di due anni e quattro mesi. A difendere l’uomo, oltre all’avvocato Carlo Amat, c’era anche la moglie che aveva testimoniato a favore dell’operaio, dicendo che non era vero che picchiasse le figlie, ma che le ragazze non volessero studiare e si comportassero male in famiglia. Ora, dopo una breve camera di consiglio, il giudice Alterio ha pronunciato la sentenza accogliendo buona parte dei principali capi d’imputazione, ma concedendo la condizionale al tunisino. Il difensore Carlo Amat ha annunciato ricorso in Appello quando potrà leggere le motivazioni della sentenza che saranno depositate tra novanta giorni.