Cara di Mineo, la figlia delle vittime: «Nessuno sconto per l’ivoriano assassino»
Chiede «una pena esemplare e certa» Rosita Solano, la figlia dei coniugi di Palagonia uccisi nella loro villa il 30 agosto 2015 da Mamadou Kamara, l’ivoriano 18enne appena arrivato al Cara di Mineo. Il giovane sarà processato il 23 maggio dalla Corte d’assise di Catania, così come stabilito dal Gip di Caltagirone, accogliendo la richiesta di giudizio immediato avanzata della procura.
L’ivoriano appena arrivato al Cara di Mineo
Il delitto suscitò particolare sconcerto nell’opinione pubblica, non solo perché l’ivoriano era appena sbarcato in Italia, ma anche per la particolare crudeltà del delitto, scaturito da un tentativo di rapina: i due coniugi, Vincenzo Solano di 68 anni e Mercedes Ibanez di 70, furono entrambi picchiati e la donna fu violentata e poi gettata dal balcone. Kamara, che secondo l’accusa avrebbe agito da solo, fu poi fermato all’ingresso del Cara, con indosso gli abiti di Solano, mentre i suoi erano stipati, ancora insanguinati, in un borsone che portava con sé.
La figlia delle vittime: «Ho fiducia nella giustizia, ma non c’è sicurezza»
«Ho piena fiducia nelle forze dell’ordine e nella magistratura che hanno indagato, così come nei giudici», ha spiegato Rosita Solano, aggiungendo di auspicare «una giustizia giusta: chi ha ucciso non può avere sconti di pena e tornare dopo 10 anni libero». «Occorre la certezza della pena: hai commesso un reato, ti condannano e stai in carcere per tutta la durata della pena. Altrimenti tutti sono autorizzati a pensare che possono commettere delitti perché tanto tornano presto in libertà», ha proseguito la donna, sottolineando che «in Italia la sicurezza non c’è» e aggiungendo che «questo porta a un senso di insicurezza tra i cittadini, e soprattutto tra le persone più deboli, come anziani e pensionati».