Sottomarino ritrovato nel mare di Tavolara: fu affondato dagli italiani? (gallery)
Sommergibili spariti nel nulla, soprattutto durante la Seconda guerra mondiale, mai più tornati in porto. Tanti e di tante nazionalità: una vera e propria “flotta fantasma”. Ora dall’elenco si può depennare il sottomarino inglese P311. Non si avevano notizie dal gennaio del 1943: ora l’ha ritrovato, a novanta metri di profondità, adagiato sul fondale davanti all’isola di Tavolara, il sub genovese Massimo Domenico Bondone con il supporto tecnico dell’Orso diving di Corrado Azzali a Poltu Quatu, in Gallura. A bordo del sottomarino – questo risulta dai documenti di imbarco – c’erano settantuno militari. Lo stato del mezzo navale, danneggiato da una probabile esplosione ma senza varchi, rivela che verosimilmente i corpi sono ancora all’interno. L’ultima traccia del sottomarino risale alla partenza da Malta. La missione? Era diretto al porto della Maddalena per mettere fuori uso due incrociatori italiani, ritenuti evidentemente pericolosi. Il comandante del sommergibile era uno che aveva una grande reputazione in questo genere di azioni: già in passato aveva dato filo da torcere agli italiani. Lo scenario era quello dell’ultima guerra. L’8 settembre e l’armistizio di Badoglio erano ancora lontani, marina inglese e italiana erano nemiche e si fronteggiavano anche così.
Era un “sottomarino fantasma”, mai trovato
Ma qualcosa al P311 andò storto. Durante l’avvicinamento il sottomarino incappò in un campo minato non rilevato vicino a Tavolara. «All’epoca alcuni pescatori- spiega Bondone- allora raccontarono di aver sentito un boato durante la notte», ricostruisce Bondone in un colloquio con l’Ansa. Ma un sottomarino colpito a decine di metri dalla superficie non si vede, rimane in fondo al mare. Nello splendido fondale davanti all’isola del nord est Sardegna si persero, quel giorno, le tracce del sommergibile e dei militari a bordo. Un relitto tra i più ricercati del Mediterraneo che ora diventerà meta turistica per i subacquei, soprattutto per quelli affamati di storia. «Trovarlo – confessa il sub genovese – è stata davvero una grande emozione. La caratteristica che rende particolare, quasi un unicum, questo ritrovamento è la presenza in coperta dei chariot, i mezzi utilizzati dai militari per avvicinarsi agli obiettivi e sistemare gli esplosivi». Una passione, quella per i relitti, che ha portato Bondone in giro per il mondo a scoprire reperti storici. La Sardegna la conosce da vent’anni. Soprattutto i suoi fondali. Ora la scoperta del P311: un mistero che, grazie al ritrovamento, si può dire adesso risolto.