In rete gli stipendi dei dirigenti Rai: ecco i compensi più ricchi
Da lunedì saranno online i compensi dei dirigenti Rai. Il conto alla rovescia è stato anticipato in diretta streaming sul sito dell’Azienda dal direttore generale Antonio Campo Dall’Orto e dalla presidente Monica Maggioni. Nelle ultime ore, però, già sono stati anticipati alcuni stipendi e le cifre hanno scatenato una pioggia di critiche. Proprio il direttore generale Campo Dall’Orto guida la classifica degli stipendi con un compenso da 650.000 euro l’anno. Per la presidente Monica Maggioni il compenso è di 270.000 euro da giornalista più circa 66.000 euro come indennità di consigliere. Tra gli stipendi dei nuovi direttori di rete, Ilaria Dallatana (Rai2) e Daria Bignardi (Rai3) percepiscono lo stesso compenso, 300.000 euro per tre anni. A Gabriele Romagnoli vanno 230.00 euro all’anno come direttore di Rai Sport e a Carlo Verdelli 320.000, come direttore dell’informazione. Compensi molto simili per i direttori dei telegiornali: Mario Orfeo (Tg1, 320.000), Marcello Masi (Tg2, 280.000), Bianca Berlinguer (280.000). L’operazione trasparenza della Rai include i dati di consulenze, appalti, bilanci, investimenti, oltre alle relazioni sull’attività del consiglio di amministrazione.
Brunetta sugli stipendi Rai: ora i compensi di Fazio & co.
Bene la trasparenza “sui compensi dei dirigenti e dei giornalisti Rai, ma noi pretendiamo che venga fatta piena luce anche in merito agli stipendi dei conduttori, delle star, dei collaboratori che ad ogni titolo sono pagati con i soldi dei cittadini”. Lo scrive Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia che commenta l’operazione “trasparenza” al via da lunedì a Viale Mazzini con la pubblicazione online dei dati di consulenze, appalti, bilanci, investimenti, oltre alle relazioni sull’attività del consiglio di amministrazione. E sottolinea: “soddisfatti per questo risultato, ma non finisce qui”. Quello che si annuncia per la Rai, scrive Brunetta, è “Un primo passetto verso quella trasparenza che chiedo, ahimè quasi solitario, a gran voce da ormai diversi anni. Un primo squarcio nel velo di omertoso silenzio che ha sempre accompagnato le vicende della tivù di Stato, pagata con il canone dei cittadini italiani”.