La rosa blu di Marine Le Pen contro Macron, “il candidato delle banche”
La rosa blu sarà il logo della campagna per le presidenziali di Marine Le Pen. Un simbolo di sintesi, sotto il nome Marine, e senza l’ingombrante cognome paterno: la rosa dei socialisti unita al blu, che è il colore della destra, spiega la candidata. Significa che il populismo al femminile della candidata del FN sarà più rassicurante di quello urlato e aggressivo degli altri leader maschi che si muovono sullo stesso terreno? Di fatto lei evita i toni alti, si limita a ironizzare sugli altri candidati – Sarkozy e Juppé – accusandoli di fare discorsi lepenisti. “Chiedono come me la garanzia della legittima difesa per i poliziotti e la decadenza della nazionalità per i jihadisti”. Nel suo quartier generale, l’Escale, allocato ad appena un km e mezzo di distanza dall’Eliseo, ci sono immagini di Napoleone accanto a quelle di Clint Eastwood (sostenitore di Trump) con in mano una rosa blu e l’immancabile Brigitte Bardot, icona della destra francese. Il portone è tra un negozio di assicurazioni e una macelleria: poco più in là una brasserie dove quasi sempre mangia lo staff del partito. In lontananza, da una parte, si vede il quartiere degli affari, la Défense. E a piedi, dall’altra, si arriva all’Eliseo.
Le critiche di Marine Le Pen a Macron
Presentando ai giornalisti gli uffici dai quali tenterà la scalata alla presidenza della Repubblica, Marine Le Pen non risparmia stoccate anche al candidato rottamatore Emmanuel Macron. Macron, ex alto funzionario formatosi all’Ena, la scuola delle élite, ex banchiere d’affari, deve la sua carriera governativa al presidente socialista François Hollande che ne aveva fatto il pezzo forte dell’esecutivo. Macron non ha esitato a mettere in discussione i fondamenti di una sinistra francese ancora largamente influenzata da una visione marxista dell’economia e diffidente verso l’industria. Ma la puntura di spillo che le riserva Marine Le Pen affonda nel suo punto debole: “Ha vinto le primarie delle banche. Il suo è un programma senza un briciolo di modernità. È il candidato di un’ideologia ultraliberale e della mondializzazione selvaggia”. Ma Macron, enfant-prodige della politica, che ha provato con la legge ‘sblocca-Francia’ a spezzare abitudini e privilegi acquisiti, piace forse più nel centrodestra che nella sinistra, che in Francia ritiene sempre l’orientamento liberal fortemente antipopolare. Lo scenario è già pronto per una sfida avvincente che supera le tradizionali etichette e che ricalca le antitesi che si sono determinate nel contesto Usa e in quello inglese con la Brexit : da un lato il populismo patriottico di Marine (“In nome del popolo” è lo slogan che ha scelto) e dall’altro il pensiero liberal e rampante di Macron.