Bergoglio: “L’Europa vive una drammatica sterilità”
«A partire dagli anni Sessanta in Europa, si può dire iperbolicamente che alla tradizione si è preferito il tradimento. Al rigetto di ciò che giungeva dai padri, è seguito così il tempo di una drammatica sterilità». Lo denuncia il Papa parlando ai partecipanti alla due giorni in Vaticano sul contributo cristiano al futuro del Progetto Europeo. Il Pontefice parla di drammatica sterilità «non solo perché in Europa si fanno pochi figli, il nostro inverno demografico, e troppi sono quelli che sono stati privati del diritto di nascere, ma anche perché – dice – ci si è scoperti incapaci di consegnare ai giovani gli strumenti materiali e culturali per affrontare il futuro. L’Europa vive una sorta di deficit di memoria. Tornare ad essere comunità solidale significa riscoprire il valore del proprio passato, per arricchire il proprio presente e consegnare ai posteri un futuro di speranza».
Il Papa preoccupato dai giovani d’Europa senza radici
Il Papa invita l’Europa a riscoprire la solidarietà: «Adoperarsi per una comunità inclusiva significa edificare uno spazio di solidarietà. Un’Unione Europea che, nell’affrontare le sue crisi, non riscoprisse il senso di essere un’unica comunità che si sostiene e si aiuta – e non un insieme di piccoli gruppi d’interesse – perderebbe non solo una delle sfide più importanti della sua storia, ma anche una delle più grandi opportunità per il suo avvenire». Il Papa guarda con preoccupazione ai «tanti giovani» che «si trovano invece smarriti davanti all’assenza di radici e di prospettive, sono sradicati, “in balia delle onde e trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina”; talvolta anche “prigionieri” di adulti possessivi, che faticano a sostenere il compito che spetta loro. Necessario «il coinvolgimento di tutta la società. L’educazione è un compito comune, – ricorda Francesco – che richiede l’attiva partecipazione allo stesso tempo dei genitori, della scuola e delle università, delle istituzioni religiose e della società civile. Senza educazione, non si genera cultura e s’inaridisce il tessuto vitale delle comunità».