Coop e migranti, ecco come nascondono quanto sborsiamo per l’accoglienza

2 Nov 2017 9:38 - di Gabriele Alberti

L’ “Amministrazione trasparente” in tema di migranti è rimasta lettera morta. In un’emergenza continua come la nostra, i flussi rappresentano una gallina delle uova d’oro. Nella gestione delle strutture temporanee (Cas) gestite dalle prefetture, dei centri d’eccellenza (Sprar) gestiti dai Comuni, degli Hotspot e negli hub di primo soccorso, la gestione economica dei migranti è sempre all’insegna dell’opacità, nonostante le promesse di tenere i conti in ordine per “ogni centesimo di spesa pubblica”, aveva assicurato l’allora premier Renzi nel 2014. Secondo un’inchiesta del Giornalel’80% degli stranieri (e delle risorse economiche) finisce nelle mani di imprenditori che hanno fatto dell’immigrazione una nuova attività economica”.

Immigrazione: la trasparenza è una beffa

Leggiamo sul quotidiano diretto da Alessandro Sallusti che “I dati dei pagamenti risultano occultati, presentati in confusione o nascosti nei luoghi più improbabili dei siti internet delle Prefetture. Il risultato? Per un normale cittadino diventa impossibile sapere quanti milioni di euro delle sue tasse finiscono a questa o a quell’altra cooperativa. Un governo “trasparente” dovrebbe fornire in maniera semplice e rapida alcune delucidazioni ai contribuenti: quali sono i centri di accoglienza in ogni provincia, quali le associazioni impegnate coi profughi e quanto incassano ogni anno. Ma nessuno di questi dati è facilmente accessibile online”. Questa l’attuale situazione di totale opacità, nonostante la legge sull’anti corruzione “prevede che le “stazioni appaltanti” siano tenute a pubblicare nei loro siti web istituzionali le informazioni base sulle procedure di tutte le gare, comprese quelle sull’accoglienza. Una tabella ordinata dovrebbe indicare la struttura proponente, l’oggetto del bando, l’elenco degli operatori invitati a presentare le offerte, l’aggiudicatario, l’importo complessivo e pure le somme liquidate alle singole coop”.

Documentazione ferma al 2015

L’elemento ridicolo è la totale presa in giro delle regole vigenti. Per esempio, le prefetture ti ci fanno credere che possa essere posta in essere una trasparenza dei dati e “mettono a disposizione un’apposita sezione chiamata – appunto – “Amministrazione trasparente”. All’interno ci si aspetta di trovare l’Eldorado dei documenti, ma spesso si rimane delusi. La prefettura di Ragusa – leggiamo sul Giornale – ha la pubblicazione delle gare (secondo la L. 190/2012) ferma al 2013”.  I dati di Roma sono fermi al 2015, come quelli di Siena. A Salerno siamo al ridicolo, sono stati rendicontati 720 euro per la manutenzione dell’impianto elettrico della Polstrada, ma non le spese per i migranti. Frosinone invece fornisce solo il dato aggregato: accordo quadro da oltre 28 milioni di euro e poi giù una sfilza di vincitori. Ma le singole coop, quanto si beccano?”: la domanda è per ora destinata a rimanere nel vago.

La confusione facilita le Coop

Ricostruire il meccanismo di assegnazione dei milionari bandi dell’accoglienza è un altro ei misteri di Fatima, è il caso di dire. “Dei contratti dettagliati tra Stato e cooperative, neppure a parlarne. La lista delle strutture con il numero di immigrati presenti? Solo Napoli, Aosta, Cosenza e poche altre. La maggioranza delle prefetture non la fornisce. Latitano pure i verbali delle commissioni, gli avvisi di post-informazione e le aggiudicazioni definitive”. Insomma l’immgrazione all’italiana, caotica,  senza regole e controllori procede a gonfie vele per singole strutture e singole coop. Fatta le legge trovato l’inganno. Se infatti a fine 2015 la campagna “InCAStrati” fece ufficiale istanza di accesso civico per conoscere il numero complessivo dei centri profughi, la loro ubicazione e chi fossero gli enti gestori, Ministero e prefetture risposero picche. Affermando che le “informazioni richieste non sono soggette ad obbligo di pubblicazione”. Siamo al ridicolo, alla presa in giro legalizzata e al caos totale, considerando che ogni comune fa caso a sé: Torino e Firenze, ad esempio, sono in grado di fornire documentazione completa dei dati sui migranti e centri, atre città non li publbicano o li pubblicano incompleti e lacunosi. E’ possibile mai? Va da sé che nla confusione è l’humus ideale per far crescere aarchia e malaffare.

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