La storia dell’Unit 684 coreana: nel 1968 tentò di uccidere Kim il Sung

19 Feb 2018 17:20 - di Redazione

Un’unità speciale per uccidere il dittatore nordcoreano. Chi invoca una soluzione simile per fermare Kim Jong-un, probabilmente non sa che l’ipotesi è stata già considerata e sviluppata – con effetti disastrosi – in passato. La Corea del Sud infatti nel 1968 – dopo un fallito raid militare nordcoreano – creò la cosiddetta Unit 684, che avrebbe dovuto prendere d’assalto la residenza di Kim Il Sung, all’epoca leader a Pyongyang. È la Cnn a riaccendere i riflettori sull”’esperimento” condotto sull’isola di Silmido e terminato con esiti devastanti. Sette militari uccisi dall’addestramento o giustiziati per diserzione e condotta criminale. Altri 24 si rivoltarono contro i proprio superiori, con un ammutinamento che sfociò in un bagno di sangue. Tutto documentato negli atti che una Commissione del ministero della Difesa sudcoreano ha riportato alla luce solo nel 2006. Inizialmente, l’intelligence di Seul sembrava intenzionata ad utilizzare prigionieri nordcoreani per creare la squadra speciale. I documenti, però, hanno evidenziato che alla fine si decise di “reclutare civili e affidargli la missione di assaltare la residenza di Kim Il Sung”. Yang Dong-soo, ex istruttore dell’Unità 684, ha spiegato alla Cnn che i candidati vennero individuati soprattutto in base alle caratteristiche fisiche: “L’intelligence contattò uomini che sembravano aver praticato attività sportiva e che avevano un fisico prestante”.

Yang, all’epoca 21enne volontario dell’aviazione, venne portato come i compagni sull’isola di Silmido, oggi disabitata. Una foto del 1970 mostra una fase nell’addestramento: un assalto a un fantoccio dall’aspetto spettrale. “Erano vere ossa umane”, ricorda Yang. “La lezione principale era: Per vivere, devi uccidere”. Istruttori e reclute vivevano completamente separati dal resto del mondo: Durante una sessione di addestramento in mare, un soldato morì per la fatica. In 7 – su 31 – persero la vita tra il 1968 e il 1971. Due vennero giustiziati per diserzione, uno per le minacce rivolte a un istruttore. Tre vennero uccisi dopo la fuga dall’isola e lo stupro di una donna. In un contesto infernale, con istruttori non pagati e cibo di pessima qualità per tutti, la situazione precipitò il 23 agosto 1971 con l’ammutinamento della squadra. Yang venne colpito al collo da un proiettile che entrò da un lato e uscì dall’altro: il 68enne oggi mostra ancora le ferite e le cicatrici. “Quando mi sono svegliato, perdevo sangue. E vedevo attorno a me che gli istruttori venivano uccisi o cercavano di sfuggire alle reclute che sparavano a ripetizione per assicurarsi che le vittime fossero davvero morte”.

Yang si salvò nascondendosi tra le rocce. I soldati, dopo la strage sull’isola, tornarono a Seul dove dirottarono un bus. Dopo gli scontri a fuoco con l’esercito, 20 dei 24 rivoltosi morirono. I 4 superstiti, catturati, furono condannati a morte e giustiziati il 10 marzo 1972. “I corpi –  si legge negli atti della Commissione – non vennero mai consegnati alle famiglie. La verità sulla vicenda è stata a lungo tenuta nascosta”. Il progetto di una nuova Unit 684, riveduto e corretto, è tornato d’attualità in un periodo di altissima tensione tra Corea del Nord e resto del mondo. Le uniche informazioni relative ad una nuova Special Task Brigade sono state fornite dal ministro della Difesa Song Young-moo in parlamento, a settembre: per creare il reparto speciale, utilizzando elementi scelti, serve circa un anno. L’iter, a quanto pare, è partito a dicembre. Per rendere l’unità efficace, il governo è disposto a investire 50 miliardi di dollari. Perché in fondo, come ha affermato il professor Park Hwee-rhak della Kookmin University, “il messaggio è che se la Corea del Nord attacca la Corea del Sud con armi nucleari, Seul andrà a caccia di Kim Jong-un e lo ucciderà”.

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