Mistero fitto sul suicidio di Enrico: bello, ricco, star del web. «La mia passione? Vivere»

1 Ago 2018 17:49 - di Luca Maurelli

«Ciao a tutti, sono Enrico, un ragazzo di 24 anni, molto semplice e spontaneo che fa del sorriso e della voglia di vivere le armi per affrontare la vita nel modo giusto».
Sul web c’è ancora una sua lunga intervista, al giornale di costume “Dailynews24“, nel quale Enrico “babbà” De Mattia – come si definiva su Fb forse in onore della sua famiglia campana di pasticcieri – raccontava il suo successo su Instagram come “fashion blogger”: sessantamila followers, un campionario di foto da modello, qualche frase sulla vita inserita qua e là a dimostrare che oltre il pettorale e l’addominale c’era di più.

Tutti elementi che appaiono assurdi, inspiegabili, alla luce della sua decisione di togliersi la vita, sabato pomeriggio, a Roma, nel bagno della residenza romana di Silvio Berlusconi, Palazzo Grazioli, con un colpo di pistola alla testa sparato dalla sua arma di ordinanza. Enrico De Mattia, il caporal maggiore dell’Esercito, di Angri, è tornato oggi nella sua cittadina natìa per la camera ardente e il funerale che si svolgerà domani. Enorme l’incredulità dei suoi amici, che aveva salutato il giorno prima della sua morte, a Napoli, dove era venuto per qualche giorno in compagnia della fidanzata romana, scattando foto sul lungomare, il Vesuvio, la pizza e in un noto lido di Capri dove i due avevano soggiornato. «Sono fortunato», aveva risposto a un commento di chi gli faceva notare il fascino della sua fidanzata. Bello, benestante, star del web, apparentemente spensierato e felice, Enrico. Apparentemente.
«Ho molteplici passioni, come quelle per la moda e di conseguenza dello shopping, per le foto , per il calcio, chi di noi uomini non ha sognato almeno una volta di diventare il nuovo Diego Armando Maradona? La mia più grande passione però come ho anticipato proprio all’inizio è … VIVERE! Sui social ho voluto lanciare questo hashtag #sivive proprio per marcare questa mia mentalità ,adoro quindi trascorrere del tempo con gli amici e gli affetti. Amo divertirmi o che sia weekend o un giorno qualsiasi della settimana, perché come ribadisco sempre il weekend è uno stato d’animo».
Durante il turno pomeridiano, intorno alle 15, il giovane, sabato scorso, in servizio per la missione “Strade sicure”, appartenente al primo Reggimento Granatieri di Sardegna, ha avvisato un commilitone che doveva andare al bagno e lì si è sparato in testa. De Mattia era appena stata promosso e gli era stata assegnata la pistola come arma di ordinanza. Risultava irreperibile dalle 12 di quel sabato, che lo aveva visto arrivare a Roma in mattinata, direttamente da Napoli. «Motivi sentimentali all’origine del gesto», hanno fatto sapere i vertici dell’esercito, dopo ore di polemiche nelle quali si sosteneva che alla base del gesto potesse esserci l’improbo compito svolto dai militari per strada, al caldo, con turni lunghi e faticosi e si ricordavano altri casi di suicidio avvenuti negli ultimi mesi.
«No, non sono single, sono felicemente fidanzato da svariati mesi. Dico felicemente perché chi mi conosce sa che non mi accontento di poco, per me una donna deve essere intelligente prima di tutto, le bambole le possiamo trovare anche nei negozi, di bella presenza, dolce, simpatica e che la pensi quasi come me. Si dice sempre che gli opposti si attraggono ma secondo me non è così, bisogna avere quasi le stesse affinità per costruire qualcosa di serio e duraturo. Oggi è difficile trovare l’amore, io ho sempre cercato una donna completa di tutte queste caratteristiche e che mi completi dove ho delle carenze, per ora posso dire di averla incontrata quindi ribadisco “felicemente”». La sua lei, dall’anno prima, in quell’intervista, era il suo faro, la sua voglia di vivere.
Amore o lavoro, delusioni o “strade sicure” ma insostenibili per la fatica, lo stress, dunque? «Le condizioni in cui prestavamo il servizio erano disumane. Eravamo costretti a portare il peso di più di 30 kg addosso, sia d’inverno che d’estate, tra giubbotto antiproiettile, fucile e pistola e tutto ciò che concerne l’equipaggiamento. Per più di 6 ore eravamo costretti a stare in piedi e se d’estate volevamo ripararci», denuncia su un giornale salernitano un militare che aveva svolto lo stesso servizio di Enrico. Voci strumentali, polemiche assurde, replicano dall’esercito.
Ma intanto nessuno sa spiegarsi il perché di quel fulmine a ciel sereno. Enrico era stato lasciato dalla sua ragazza? Possibile arrivare a tanto per un addio o un litigio? Cosa c’è dietro l’applauso del web? La solitudine, il vuoto, la fragilità, la paura di fallire anche solo sui sentimenti? È giusto indagare o è meglio, di fronte a una tragedia simile, fare un passo indietro?

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