Aids, l’allarme di Aiuti: «Gli stranieri irregolari nuovo focolaio, facciano il test»

30 Nov 2018 15:10 - di Federica Parbuoni

Anche gli stranieri che vivono in Italia, «soprattutto quelli irregolari», devono essere raggiunti dalle campagne per i test Hiv. A dirlo è stato il professor Fernando Aiuti, l’immunologo pioniere delle lotta all’Aids, scagliandosi contro un tabù: «Anche se molti non vogliono riconoscerlo» queste persone, ha avvertito il medico, «rappresentano un nuovo focolaio della malattia».

«Ormai di Aids non si parla più se non in occasione della Giornata mondiale del primo dicembre. I giovani non ne sanno nulla e da anni sono scomparse le campagne istituzionali di prevenzione. Ma se, per fortuna, grazie ai farmaci sono diminuiti i morti, l’Aids colpisce ancora, con 3.500 nuove infezioni all’anno. Per questo servono campagne per invitare tutti a fare il test Hiv», ha avvertito Aiuti, sottolineando la necessità di rendere incisive queste campagne anche nei confronti della popolazione straniera. Aiuti, che tra l’altro è stato fondatore dell’Anlaids, intervistato dall’agenzia di stampa Adnkronos, ha quindi citato gli ultimi dati del Centro operativo Aids dell’Istituto superiore di sanità (tra i casi di nuove infezioni uno su tre, il 34,3%, riguarda cittadini stranieri) sottolineando che si tratta di «un dato aumentato di 8 volte in cinque anni». «Abbiamo il dovere – ha detto il medico – di fare campagne di prevenzione mirate anche agli extracomunitari, che nel 70-80% dei casi non sono “tracciati”, in quanto irregolari, e di cui non si sa nulla, dove sono e che fanno, trovando le modalità giuste per fare in modo che si sottopongano ai test».

«Le campagne di prevenzione non esistono più, e non se ne vedono da almeno 7-8 anni. Anche da parte del nuovo governo non c’è stato nulla, a parte il tentativo di inserire, con un emendamento in Manovra, la distribuzione dei preservativi gratis per evitare la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili, tentativo poi rientrato», ha ricordato l’immunologo, dicendosi favorevole a metà rispetto all’ipotesi perché «c’è un problema di risorse, e mi rendo conto che in un momento in cui mancano soldi per i farmaci una cosa del genere sarebbe difficile da realizzare. Magari avrebbero potuto circoscriverla ai Centri operativi Aids, per distribuire i condom alle persone sieropositive, con un accurato counselling da parte dei medici. In questo modo avrebbe avuto un senso». Poi, ricordando i risultati conseguiti negli anni grazie agli «importanti investimenti pubblici fatti negli anni ’90 per le campagne di prevenzione e per i centri operativi», Aiuti ha rivolto un appello ai cittadini e alle istituzioni: «Fate il test Hiv, tutti!», ha detto ai primi, mentre alle seconde ha ricordato che «bisogna ricominciare a parlare di Aids, a partire dalle scuole».

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