Migranti, vittoria di FdI sul Global compact: il governo non lo firmerà
Marcia indietro del governo sul Global compact, il documento dell’Onu che di fatto aprirebbe la strada a una immigrazione incontrollata. Il premier Giuseppe Conte, ormai un paio di mesi fa, nel corso della sua visita alle Nazioni Unite, aveva annunciato l’appoggio dell’Italia al piano. Una posizione poi confermata di recente anche dal ministro degli Esteri Enzo Moavero, in risposta a una interrogazione presentata da Giorgia Meloni, che per settimane con tutto FdI ha esercitato un pressing serrato sull’esecutivo perché cambiasse posizione. Oggi, invece, è stato lo stesso Conte a spiegare con una nota che «il Global migration compact è un documento che pone temi e questioni diffusamente sentiti anche dai cittadini: riteniamo opportuno, pertanto, parlamentarizzare il dibattito e rimettere le scelte definitive all’esito di tale discussione, come pure è stato deciso dalla Svizzera».
Il governo dunque «non parteciperà» alla conferenza intergovernativa di Marrakech in agenda per il 10 e 11 dicembre e programmata per adottare il documento. L’esecutivo si riserva invece «di aderire o meno al documento – ha chiarito Conte – solo quando il Parlamento si sarà pronunciato». Una posizione anticipata sempre oggi, ma in Aula, dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini. «Il governo italiano non andrà a Marrakech, non firmerà nulla. Il dibattito è così importante che non può essere questa solo una scelta del governo. Deve essere il Parlamento a discutere del Global compact», ha dichiarato Salvini, anticipando anche che di lì a breve sarebbe uscito il comunicato stampa di Conte. «A differenza di qualcun altro, che ha messo decine e decine di fiducie senza far parlare nessuno, su questo lasceremo che sia il Parlamento a pronunciarsi. Se poi a voi non interessa è un vostro problema: Lega, FdI, M5S e FI ne discuteranno. Se voi siete ostili a questo approccio il problema è solo del Pd», ha concluso Salvini rivolgendosi alla sinistra.
La chiusura della Lega era stata anticipata l’altro ieri dai deputati Claudio Borghi e Riccardo Molinari, ma si trattava di una presa di posizione informale, giunta via Twitter e chiaramente dettata dalle difficoltà in cui si è trovato il Carroccio, chiamato da FdI a rispondere delle proprie contraddizioni in seno al governo. E quale sia stato il peso di Fratelli d’Italia nel cambio di rotta lo racconta oggi, meglio di qualsiasi altra cosa, la necessità avvertita dalla Farnesina di puntualizzare sulla risposta di Moavero all’interrogazione di Meloni. In una nota, è stato sottolineato che la posizione del ministro, «secondo quanto emerso nell’interrogazione a risposta immediata a Giorgia Meloni, in occasione del question time dello scorso 21 novembre», era che «l’orientamento del Parlamento rappresenta un punto di riferimento essenziale per quanto riguarda l’adozione del Global compact for migration». Ma, testualmente, il ministro aveva detto qualcosa di molto meno netto: aveva spiegato che «per quanto riguarda l’orientamento circa questo accordo detto Global compact, ricordo che il presidente del Consiglio aveva espresso un orientamento favorevole. In ogni caso avremo un approfondimento in sede di governo, prima di procedere alla conclusione eventuale dell’accordo stesso, tenendo conto, anche, degli stimoli parlamentari». Dunque, il governo era pronto a «tenere conto, anche, degli stimoli parlamentari»: una posizione ben diversa da quella espressa oggi.