L’amaro destino di Kamal, profugo afghano ucciso mentre teneva il figlio per mano
Teneva uno dei tre figli per mano quando il terrorista Cherif Chekatt gli ha sparato alla testa ferendolo mortalmente mentre camminava in rue des Grandes Arcades. Così è morto, dopo due giorni di agonia lottando per sopravvivere, Kamal Naghchband, un profugo afghano di quarantacinque anni fra le 3 vittime dell’attentato di Strasburgo.
«Un uomo gli ha battuto la mano da dietro sulla spalla, dicendogli: Hey signore!. Lui si è voltato e ha preso una pallottola in testa. E’ caduto a terra mentre teneva ancora per mano il figlio, è inumano», racconta disperato il cugino di Naghchband, Sebastien a Radio Monte Carlo.
Profugo afghano arrivato in Francia 15 anni fa, Kamal Naghchband lavorava in un garage di Strasburgo nel quartiere di La Meinau.
Martedì sera aveva chiesto di uscire in anticipo per portare la moglie e i tre figli a fare una passeggiata al mercatino di Natale in città. Quando è stato ucciso era proprio a passeggio assieme a loro. E teneva uno dei tre figli per mano.
«E’ scappato da un paese in guerra per sfuggire alle pallottole, ma una pallottola lo ha raggiunto anche qui dove cercava pace e tranquillità», non si dà pace il cugino, che assieme a familiari e amici ha vegliato incessantemente in ospedale Kamal, ormai in stato di morte cerebrale, sperando in un miracolo che non c’è stato.
A far infuriare i suoi cari è anche l’idea che il terrorista possa inneggiare all’Islam: «non so proprio cosa rivendichi, soprattutto che non dica di essere musulmano o che pratichi l’Islam, per noi non è questo», rivendica il cugino di Kamal Naghchband che era musulmano praticante, fedele alla moschea di Eyyûb Sultan, dove i fedeli non accettano che un tale atto possa essere stato commesso in nome dell’islam e che sarà sepolto nel cimitero musulmano di Meinau a Strasburgo.