Foibe, Giorgetti denuncia l’Anpi: «Sono negazionisti, si applichi la Mancino»
Il negazionismo dell’Anpi sulle foibe arriva in Procura. Il vicepresidente del Consiglio regionale del Veneto, Massimo Giorgetti, ha deciso «di passare dalle parole ai fatti», come spiegato da lui stesso, preparando un esposto contro il convegno di Parma patrocinato dall’Associazione partigiani e previsto proprio per il 10 febbraio, Giorno del Ricordo.
Giorgetti passa «dalle parole ai fatti»
«Mi sono stancato di assistere ogni anno a questo dilagante negazionismo sulle foibe, ho deciso quindi di passare dalle parole ai fatti. Sono pronto a fare un esposto alla magistratura per il convegno negazionista di Parma patrocinato dall’Anpi in programma il prossimo 10 febbraio», ha spiegato l’esponente di FdI, aggiungendo che «è bene ricordare a tutti che l’inasprimento della Legge Mancino voluto dal Parlamento nel 2016, prevede da 2 a 6 anni di reclusione nei casi in cui “la propaganda, l’istigazione e l’incitamento si fondino in tutto o in parte sulla negazione della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra” come definiti dallo Statuto della Corte penale internazionale». «È ora di smetterla di utilizzare la Legge Mancino a fasi alterne e in modo strumentale, deve valere per tutti», ha sottolineato Giorgetti, aggiungendo che «oltre ai 70 anni di vergognoso silenzio, non permetterò che si aggiungano altri anni di sofferenza a tutti coloro i quali hanno subito le violenze dei comunisti titini nell’indifferenza delle Istituzioni».
Il dovere di «difendere la verità e rispettare le vittime delle foibe»
«Questo – ha proseguito Giorgetti – serva da monito per chi si macchia di negazionismo nei confronti delle foibe. Ogni anno assistiamo a lapidi in ricordo dei martiri delle foibe imbrattate con la falce e il martello, convegni dove si nega l’esistenza delle foibe, dichiarazioni negazioniste da parte dell’Anpi sulla veridicità di quanto accaduto sul confine orientale per mano dei partigiani titini e via discorrendo, in una vera e propria escalation di revisionismo storico». «Credo – ha concluso il vicepresidente del consiglio regionale veneto – che sia doveroso difendere la verità e portare rispetto per le tante vittime cadute per la sola colpa di essere italiane ed è per questo che ho deciso di intervenire duramente».
La libertà di opinione è seriamente minacciata dalla legge Mancino e richiamarla in vita è in ogni caso un atto liberticida che una democrazia non si deve permettere di perseguire. Bisognerebbe abrogarla e non inasprirla ne richiamarla. Le idee si combattono con le idee e non con il carcere.