Brexit, Franco Di Mare su Rai Uno criminalizza il libero voto popolare. Anziché chiedersi perché

15 Ott 2019 13:44 - di Antonio Pannullo

Ci ha fatto molto riflettere la trasmissione Frontiere di ieri sui Rai Uno. Il programma di approfondimento condotto dal giornalista Franco Di Mare affrontava la Brexit. Francamente, la visione catastrofista della Rai fa pensare. Da tempo i poteri forti europei, i network internazionali si sono schierati contro la Brexit. La Ue è spaventata e furiosa per la libera decisione del popolo britannico. Ma anziché interrogarsi sui motivi di questo addio se la prende con chi ha votato leave. E Frontiere segue quest’onda di avversione verso il libero voto del popolo. Dei numerosi personaggi intervistati, non ce ne era uno che fosse a favore della Brexit. I premier Cameron, May e Johnson apparivano come responsabili di non si sa quale catasfrofe. Johnson poi sembrava poco meno di un pagliaccio. Le cifre e i costi della Brexit sull’Europa, poi, andrebbero attentamente verificati. Le presunte perdite per l’Italia sono state evidenziate in maniera allarmista. “nulla sarà più come prima, avremo difficoltà, che la Brexit è un’autogoal”. Non è vero nulla. Hanno criminalizzato un intero popolo solo per la sua libera scelta di lasciare una struttura soffocante. Ancora una volta la Rai ha superato il limite della decenza.

La Brexit invece non causerà danni a nessuno

La trasmissione ha ripercorso le tappe della Brexit anche ricorrendo anche ai film con Alberto Sordi. Ciò che si evince è che gli ignoranti hanno votato leave. Mentre i progressisti, gli evoluti, hanno votato remain. La scelta del popolo inglese è stata additata come mossa dall’odio per gli immigrati. Ma è dal 2016 che i pro Europa hanno fatto vere campagne di odio contro i brexiteers. Malgrado il fosco quadro presentato dalla Rai, le cose invece non andranno affatto male. Ovviamente non ci saranno dazi, perché con Londra ci sarà un accordo bilaterale. Se la Ue accecata dall’ira dovesse ostacolare l’export britannico, subirebbe giuste ritorsioni. Nessuno chiude a un mercato di oltre 70 milioni di consumatori ricchi. Poi le Mercedes, le Volvo, le Peugeot, le Fiat non entrerebbero più nel Regno Unito. E viceversa. I nostri lavoratori e studenti, poi, rimarrebbero tranquillamente a Londra, contrariamente a quanto dice la Rai. Frontiere poi sostiene che per il Regno Unito sarebbero guai gravissimi. Non è vero. Trump ha promesso un grande accordo commerciale per la loro ex potenza coloniale. E poi c’è il Commonwealth, decine di Paesi-mercato pronti ad assorbire i prodotti inglesi. La Brexit, insomma, è un’opportunità per gli inglesi. Se gli inglesi ne hanno abbastanza della Ue, vanno rispettati. La rabbia della sinistra si concretizza anche così, denigrando chi la pensa diversamente. Anche in caso di libere elezioni o referendum. Così è stato per Bush e Trump, così per Putin, così per la Brexit. Per fortuna gli inglesi non si fanno condizionare dai poteri forti. Nessun allarmismo e fake news, dunque. Brexit means Brexit, come disse Theresa May.

 

 

 

Commenti

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  • Giuseppe Tolu 15 Ottobre 2019

    Tutta l’Europa ha paura, paura di scoprire che fuori da questo carrozzone dispensatore di soldi a gogò, ci si può organizzare meglio, l’Inghilterra non è la prima, e credo neanche l’ultima ad uscire, purtroppo!

  • Cecconi 15 Ottobre 2019

    Pannullo,

    mi meraviglio che il CdA dell’azienda non abbia almeno sospeso colui che lei ha chiamato giornalista offendendo l’intera categoria di chi cerca e fa di tutto per fare vera informazione.

    Da quanto da lei rendicontato con questo intervento, la RAI non la seguo più da una ventina di anni pur dovendo pagare un canone per mantenere i peggiori scafessi ad eccezione di pochissimi esempi tipo Sangiuliano, ho potuto trarre la conclusione che il tizio che trattasi non è capace di analizzare neanche una copocchia di spillo. Ho trovato tutto senza senso che si conclude con l’apoteosi delle fesseria a livello economico nel quale ha raggiunto la summa teologica dell’ignoranza più crassa.

    E poi ci lamentiamo delle attuali condizioni dell’Italia quando quella che dovrebbe rappresentare l’industria culturale per eccellenza continua a mantenere nel proprio organico gente simile oppure quando su RAI 2 occorre aspettare ritardi di oltre 40 minuti per seguire uno dei pochissimi programmi godibili come Povera Patria per dare la precedenza a un programma per derelitti e subnormali.

    Ma per piacere!