Caso Gregoretti, parola a Salvini: scacco matto a Conte. L’esecutivo inchiodato a responsabilità “condivise”
Caso Gregoretti, la parola passa a Matteo Salvini. E l’ex vicepremier mette all’angolo l’esecutivo tutto. Il leader del Carroccio ha depositato stamattina in Giunta per le autorizzazioni parlamentari di Palazzo Madama, la sua memoria difensiva. Circa 30 pagine, sulla vicenda, dove ricostruisce l’intero iter e assicura di aver agito nell’interesse dell’Italia. Col pieno coinvolgimento di Palazzo Chigi e dei ministeri competenti. e, aggiunge significativamente, in modo perfettamente sovrapponibile a quanto accaduto per la nave Diciotti. Un caso quest’ultimo, si legge in una sintesi del testo fornita dalla Lega, che aveva convinto il Senato (20 marzo 2019) a negare l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’allora titolare dell’Interno.
Caso Gregoretti, Salvini deposita la memoria integrale
Di più. Nella memoria difensiva, Salvini «ripercorre minuziosamente tutti gli avvenimenti» che hanno preceduto lo sbarco degli immigrati dalla Gregoretti. Sottolineando peraltro il «ruolo attivo della presidenza del Consiglio dei ministri anche per coinvolgere i Paesi europei nella redistribuzione». In particolare, si legge nella sintesi della memoria fornita dalla Lega (che riproponiamo in questo link dal sito della Adnkronos, Gregoretti, ecco la memoria integrale di Salvini), «come documentato da una mail allegata alla memoria, la presidenza del Consiglio dei ministri aveva investito della questione alcuni Stati membri. Ed esattamente: Germania, Francia, Portogallo, Lussemburgo e Irlanda». Un accordo «per l’accoglienza era stato raggiunto anche con la Cei». Il «tutto dopo una riunione di coordinamento del 2 agosto 2019 convocata dalla Commissione Europea» .
E inchioda l’esecutivo alle sue responsabilità. A partire da Conte
E ancora. Salvini spiega che «c’è traccia di comunicazioni tra il Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo di Roma con gli uffici di Gabinetto dei Ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti, della Difesa, dell’Interno e degli Affari Esteri». Secondo la memoria è «rilevante il ruolo del premier Giuseppe Conte. Il 26 luglio 2019, il giorno prima dell’arrivo della Gregoretti nella rada del porto di Catania, la presidenza del Consiglio dei ministri aveva inoltrato formale richiesta di redistribuzione degli immigrati ad altri Paesi europei». «È dunque evidente come fosse il governo, in modo collegiale, a gestire tale attività», evidenzia Salvini. Non solo: nella documentazione depositata questa mattina, l’ex ministro dell’Interno segnala altre dichiarazioni pubbliche e mail che dimostrano il pieno coinvolgimento dell’esecutivo.
Il fulcro della documentazione presentata stamattina
Tanto che, nella versione dei fatti ricostruita e documentata da Salvini, quest’ultimo parla sempre di «gestione condivisa», in funzione dell’interesse primario dell’Italia. È il concetto sul quale insiste la memoria difensiva di Matteo Salvini sulla vicenda della nave Gregoretti. Il fulcro del documento depositato stamattina. Il punto nodale che rimarca il ruolo avuto dal presidente del Consiglio, soprattutto in relazione ai rapporti con diversi Paesi Ue per la ricollocazione. L’articolazione della vicenda rende evidente perciò, secondo Salvini, la «prassi consolidata» che la gestione dei migranti «non rappresentava l’espressione della volontà autonoma del ministro dell’Interno, bensì un’iniziativa del governo italiano coerente con la politica relativa ai flussi migratori. Definita anche nel contratto di governo».
Il ripetuto riferimento a una «gestione condivisa»
In particolare nella cronologia viene rimarcato che il 31 luglio «è stato comunicato l’aggiornamento fornito dalla rappresentanza permanente dell’Italia presso l’UE in merito alla disponibilità di cinque Stati membri (Germania, Francia, Portogallo, Lussemburgo e Irlanda) ad accogliere parte dei migranti a bordo della nave Gregoretti, facendo seguito alla richiesta formale della presidenza del Consiglio dei Ministri»…
Ma perché, qualcuno aveva dei dubbi? È chiaro che Conte e Di Maio vogliono liberarsi di Salvini nell’unico modo possibile : quello giudiziario !!! Anche se mi appare incomprensibile cosa c’entri la Magistratura in una vicenda del genere. Mi chiedo se esista anche per i Magistrati il reato di abuso d’Ufficio. Questo continuo sconfinare nelle competenze e nella politica di alcuni togati, sta divenendo intollerabile. Offende anche quella parte sana e prestigiosa costituita da tanti bravissimi giudici che ogni giorno, lontano dalle luci e dai clamori, assolvono con onore e dedizione al loro altissimo mandato, spesso anche con gravissimi rischi. Anche per loro, che rappresentano la stragrande maggioranza silenziosa, lo Stato deve estirpare la malerba dei colleghi .eversivi