Gregoretti, duro scontro in giunta. I senatori di maggioranza contro Gasparri che replica: sono stato correttissimo
Si è riunita la Giunta delle Elezioni del Senato per discutere la relazione presentata dal presidente, Maurizio Gasparri, sulla richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dal Tribunale dei ministri dei Catania nei confronti dell’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per il divieto ad entrare in porto disposto nei confronti della nave Gregoretti.
I senatori della maggioranza a un certo punto hanno deciso di abbandonare i lavori, denunciando il “colpo di mano” del centrodestra, per aver convocato per domani l’Ufficio di presidenza nonostante le assenze di Pietro Grasso e Michele Giarrusso, impegnati per impegni istituzionali all’estero.
Gregoretti, domani l’Ufficio di presidenza
La riunione dell’Ufficio di presidenza dovrà decidere se rinviare il voto sull’autorizzazione a procedere nei confronti dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, in programma lunedì prossimo 20 gennaio.
La maggioranza vuole un rinvio del voto. Secondo i senatori di maggioranza il rinvio sarebbe automatico in quanto la Conferenza dei Capigruppo ha già deciso per la prossima settimana la sospensione dei lavori del Senato, per la campagna elettorale per le elezioni in Emilia Romagna e a Calabria, e quindi anche di quelli della Giunta.
Una tesi duramente contrastata dalla Lega. La cui posizione è stata spiegata da Erika Stefani: “I casi sono due: o quello sulla Gregoretti è un processo serio e grave, e quindi non c’è tempo da perdere, oppure è solo una ritorsione politica contro Salvini. Pd, Iv e 5Stelle non si azzardino a chiedere rinvii, per evitare il giudizio di calabresi ed emiliano-romagnoli”.
Gregoretti, le accuse dei senatori di centrosinistra
Il senatore Cinquestelle Crucioli, che ha abbandonato i lavori della giunta, ha poi contestato la decisione di porre ai voti la domanda di acquisire ulteriore documentazione sullo stato di salute dei migranti a bordo della Gregoretti, richiesta respinta essendo la votazione finita in parità, dieci a dieci.
I senatori del centrosinistra e del M5S se la prendono con il presidente Gasparri accusato di scorrettezza istituzionale e di non essere stato imparziale. Ma Gasparri rivendica di essere stato “coerente” e di essere “inattaccabile” dal punto di vista regolamentare.
Al presidente della Giunta Gasparri viene contestata la scelta di convocare l’Ufficio di presidenza per domani, per decidere se rinviare il voto in programma lunedì prossimo, 20 gennaio. “Sembra il contrario di quello che ci accusavano -attacca Francesco Bonifazi di Italia viva- sembra che loro vogliono correre per il 20”. In realtà Pd, Iv e M5s temono che il voto del 20 possa portare ulteriori consensi a Salvini e al centrodestra in occasione del voto sulle regionali.
“Quella di Pd-5Stelle-Iv – accusano i senatori leghisti – è una continua fuga dalla responsabilità e dal giudizio degli italiani. Abbiano il coraggio di votare il 20 gennaio, e si facciano giudicare da calabresi ed emiliano-romagnoli”.
Gasparri: io sono stato più che corretto
“Sono stato correttissimo -si difende Gasparri- al punto che mi attengo ad un calendario che è stato approvato alla unanimità nel mese di dicembre, prevedendo sedute anche di lunedì e per un principio di ragionevolezza ho tenuto un calendario per consentire a tutti i colleghi”, compresi Grasso e Giarrusso, “di poter partecipare alla seduta con il voto”. La decisione di riunire l’Ufficio di presidenza, spiega ancora Gasparri, è stata presa “accogliendo una richiesta del Gruppo Cinquestelle, poi ritirata e fatta propria da altri Gruppi, perché quella è la sede per valutare eventuali proposte di modifica del calendario, da sottoporre, in caso di mancato accordo unanime, all’esame della Giunta. Quindi la correttezza è totale ed esemplare”.